-
-
pagina
15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28
page


1979 – Nel 1979, la Six-Days Internazionale ritornò in Germania, a Neukirchen, nel cuore del Siegen, una regione ricca di boschi già nota agli sportivi per essere stata la sede di numerose prove di Campionato Europeo, il cui sottobosco collinare prometteva grandi quantità di fango.
Dal 10 al 15 settembre si corse la 54a edizione con la prestigiosa presenza di ben 25 fabbriche di moto differenti, di cui 7 prodotte in Italia, 6 nelle due Germanie, 2 in Cecoslovacchia, 2 in Austria, 2 in Spagna, 4 in Giappone, 1 in Canada ed 1 in Svezia.
389 piloti iscritti alla partenza, di cui 99 su KTM 54 SWM.
Nel 1979 ci fu l’ennesimo cambio il Regolamento, con l’introduzione di norme più stringenti per l’assegnazione delle medaglie.
La percentuale di differenza massima dal primo classificato fu ridotta dal 15% al 10% per la medaglia d’oro, dal 60% al 25% per la medaglia d’argento e oltre il 25% per la medaglia di bronzo.
Nelle piccole cilindrate si fece notare l’AIM 50, un mix di componenti al top della gamma, dal motore Minarelli 6 marce corsa corta, agli ammortizzatori Sachs Hydrocross, alle forcelle Paioli da 32 mm.
Uno strumento accordato alla perfezione da cui un grande interprete come Gino Perego seppe trarre le noti più avvincenti, sull’onda di una cavalcata che solo lo scatenato pilota bergamasco era in grado di eseguire.
La BMW schierò uno squadrone delle sue nuove 80 G/S, col telaio a doppia culla ed un nuovo sistema Cantilever sul posteriore, con un unico ammortizzatore centrale Bilstein.
Su queste super moto, con una cilindrata di 798cc per 55 cv, furono montate delle forcelle anteriori a perni avanzati e pneumatici Metzeler 3.00 x 21 davanti e 5.00 x 17 sul posteriore.
Come sempre, lo scontro al vertice avvenne fra le quattro nazioni favorite, Italia, Cecoslovacchia e le due Germanie, ma, come sempre, una serie di imprevedibile di colpi di scena rese sempre acceso ed incerto l’esito finale.
Assenti Stodulka e Posik, infortunati, la squadra del Trofeo cecoslovacca su Jawa fu modificata all’ultimo momento e risultò composta da Mrazek 250, Chovancik e Cisar 350, Pokorny e Zloch 500, Masita 750cc.
Come l’anno precedente, la Zündapp puntò sul modello da 100cc (3 esemplari affidati ad Hau, Grisse e Schmider) e Kreutz con la 175cc, ma per la terza classe obbligatoria, la Squadra del Trofeo dovette ricorrere a nuovi elementi come Werner Schutz, su Maico 500 ed Heino Büse, su Maico 750.

I padroni di casa si misero in luce sin dal primo giorno, sia nel Trofeo che nel Vaso d’Argento, ma già il secondo giorno dovettero ricorrere ad un’astuzia regolamentare per mantenere il comando.
Hau e Grisse, leader della propria classe, ma con un forte distacco da Schmider, attardato da parecchi contrattempi, dichiarano di aver perduto la tabella di marcia, un furbo escamotage per prendere 10 punti di penalità e ridurre quindi il distacco dal compagno di squadra.
Riducendo il differenziale fra i propri piloti, migliorò la prestazione complessiva dell’intero Team.
Alle spalle dei tedeschi si piazzarono immediatamente gli italiani Gualtiero Brissoni, SWM 350, Elia Andrioletti, KTM 250, Guglielmo Andreini, SWM 500, Augusto Taiocchi, KTM 350,  Gianangelo Croci, KTM 500 e Franco Gualdi, SWM 250.
Impegnati a combattere senza tregua, non concessero sconti a nessuno e, il terzo giorno, passarono al comando, dopo che Büse non riuscì ad accendere la sua moto nel minuto regolamentare.
Grazie alla defaillance di Büse, l’Italia passò in testa e seppe mantenere il comando con decisone sino alla fine, ma si vissero momenti di frenetica agitazione quando a Gualdi, fermo per una foratura, fu attribuito un aiuto esterno, pesantemente sanzionato con 15.000 punti di penalità.
Immediatamente fu presentato ricorso e, a tarda sera, Gualdi fu riammesso dalla Giuria internazionale.
Da quell’anno, nei nuovi regolamenti FIM, fu concessa la facoltà di ricevere un aiuto esterno per rigonfiare una gomma riparata.
Superata brillantemente questa spiacevole impasse, gli italiani non dovettero patire altre insidie e, dopo molti anni di digiuno, 48 per l’esattezza,  ritornarono ad aggiudicarsi il Trofeo.
Alle loro spalle, si piazzarono Germania e Cecoslovacchia, 4a la DDR, 5a la Svezia, 6a gli USA, 7a l’Olanda, 8a la Polonia, 9a la Gran Bretagna, 10a l’Austria, 11a il Belgio, 12a la Svezia, 13a l’Australia, 14a la Francia, 15a la Finlandia, 16a la  Spagna e 17a il Canada.
Nel Vaso d’Argento l’Italia schierò Pietro Gagni, che perse quasi 50 minuti nel primo giorno, ed Angelo Signorelli, su Fantic 50, Giuseppe Signorelli, su Fantic 75, ed Andrea Marinoni su SWM 175.
Malgrado la bella affermazione di Marinoni, l’opaca prestazione delle Fantic relegò l’Italia all’8° posto.
Il prestigioso titolo fu vinto dalla Cecoslovacchia, seguita da DDR e Germania Ovest, 4a Svezia, 5a Polonia, 6a USA, 7a Australia, 8a Italia, 9° Belgio, 10a Finlandia, 11a Svezia, 12a Olanda, 13a Austria, 14a Spagna, 15a Inghilterra, 16a Francia e 17° Canada.
La classe 50 fu vinta da Gino Perego su AIM, la classe 75 da Bruno Rebuli  su Puch, la classe 100 da Eduard Hau su Zündapp, la classe 125 da Alessandro Gritti su KTM, la classe 175 da Andrea Marinoni su SWM, la classe 250cc da Frank Schubert su MZ, che risultò anche il vincitore assoluto, la classe 350 cc da Augusto Taiocchi su KTM, la classe 500 da Guglielmo Andreini su SWM, la classe 750 da Heino Büse su Maico e la classe oltre 750 da Fritz Witzel su BMW.


-
-
-
-
-
-
15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28