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1900 – Per comprendere il presente e scrutare il futuro, è indispensabile conoscere il passato; ritorniamo quindi,  con la memoria, al tempo delle nostre moto, partendo dalle origini.
Il primo esemplare di motocicletta, costruita e messa in vendita dalla tedesca Hildebrand & Wolfmüller, risale al 1895, ma tutto comincia nel 900, il secolo cui va riconosciuto l’indubbio merito di aver traghettato l’umanità dalla preistoria alla fantascienza, i cent’anni che cambiarono il mondo, sino a stravolgerlo completamente.
Il volano di questo passaggio epocale è stato il motore a scoppio, la cui inarrestabile spinta ha innescato un’era di progresso sino ad allora inimmaginabile, ma la cui vita è coincisa con la storia del XX secolo,  sovrapponendosi in un comune destino.
Il mezzo fu talmente connaturato con il suo tempo, da rappresentarlo appieno, tant’è che la fine del ciclo temporale è coincisa con la fine della sua icona, che, ormai esausta, ha passato il testimone al suo omologo ecologico, il motore elettrico, cui il mondo si è affidato per affrontare il futuro, oscuro ed incerto, del terzo millennio.
Fra le tante applicazioni del motore a scoppio, la motocicletta fu il mezzo che più di tutte lo identificò, esaltando tutti i suoi attributi migliori.
Agli inizi del XX secolo il panorama motociclistico mondiale, ancora vincolato allo schema della bicicletta a motore, era completamente diverso da quello che si può immaginare oggi.
Eravamo veramente agli albori, tant’è che la quasi totalità dei marchi allora esistenti si sono “estinti” da molto tempo, mentre la maggior parte di quelli odierni, nacque ben oltre il 1915.
Sino a quella data, le fabbriche di motociclette si potevano contare sulle dita ed erano quasi tutte allocate tra gli Stati Uniti (Harley Davidson e Indian) e l’Europa, principalmente Belgio, Francia, Germania e Italia, con una concentrazione massima in Inghilterra, dove già erano attive fabbriche prestigiose come BSA, Triumph, Norton, AJS, Matchless, Ariel, Velocette e Royal Enfield.
La diffusione della motocicletta fu molto lenta e, per i primi decenni, l’uso di questo sbalorditivo mezzo meccanico rimase strettamente elitario.
La moto era ancora molto lontana dalla gente comune, non solo per una sua, intrinseca, difficoltà di guida, ma soprattutto per gli altissimi costi d’acquisto e manutenzione.
Il solo fatto di potersi approvvigionare del carburante necessario, spesso costituiva un problema, ed un banale trasferimento di 50 chilometri, richiedeva un’attenta pianificazione.
In generale, la gente era incuriosita ed al tempo stesso spaventata, da questo rumoroso mezzo meccanico, che vantava un’infinità di estimatori, ma solo pochissimi praticanti, una ristretta cerchia di piloti temerari, autentici pionieri con tempo e mezzi a disposizione.

Anche le motociclette, rigide e ingombranti, mastodonti di 1000 cc che ancora annoveravano fra le loro componenti il legno, il cuoio od il vimini, richiedevano spiccate doti atletiche per essere governate sulle sconnesse strade dei tempi, e non erano minimamente paragonabili alle moto moderne.
Fra i cultori di questo sport, nuovo e difficile, tanto da poter esser considerato, a tutti gli effetti, uno sport “estremo”, si contavano, principalmente, ufficiali dell’esercito, facoltosi nobil-uomini e giovani rampolli della ricca borghesia emergente.
Ciononostante la moto rappresentò, sin dall’inizio, un elemento culturale comune, trasversale alle classi sociali, che coinvolse entusiasticamente un po’ tutti, sull’onda del rivoluzionario movimento futurista che presagiva, rumorosamente, il passaggio ad una nuova era tecnologica, fortemente innovativa.

1901 – Se gli elementi caratterizzanti dell’800 furono la macchina a vapore e la rivoluzione industriale che da essa scaturì, la motocicletta rappresenterà per sempre l’icona del secolo successivo, il ‘900.
L’essenza della motocicletta è la velocità, e la sua estrema sintesi non può che essere l’uso competitivo della stessa.
La moto trovò immediatamente il suo naturale sfogo nelle competizioni ed il “modernissimo” mondo delle corse si trasformò in un fenomeno di massa, che rendeva tutti protagonisti dell’evento, confondendo piloti e pubblico in un unico ed entusiasta bagno di folla.
L’immaginario collettivo fu stregato dall’agonismo più sfrenato e l’acceso confronto fra le varie marche o fra i vari piloti, alimentò la tifoseria degli appassionati, che accorrevano numerosi da ogni dove, per assistere al nuovo e coinvolgente spettacolo.

1902 – La leggenda vuole che i primi a cimentarsi, dal punto di vista agonistico, in questa nuova disciplina sportiva siano stati gli inglesi, immediatamente seguiti dai francesi, o, forse, è vero il contrario.
Sta di fatto che le gare nascevano spontaneamente ovunque fossero presenti almeno due moto, senza categorie o classi, ma anche senza regole e l’attribuzione della vittoria sfociava, sempre più spesso, in accese dispute.

1903 – Nell’anno di fondazione della Federazione Inglese venne organizzata a Carlisle la prima vera Six Days’ Reliability Trial, manifestazione di carattere nazionale, alla quale presero parte solo piloti inglesi.


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