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Già il primo giorno, dopo ripetuti e anomali casi di grippaggio, i tecnici dell’MZ chiesero un’expertise internazionale.
La sera stessa, alla presenza dei delegati della FMI, fu smontata l’MZ 500 di Willamowski ed, effettivamente, fu riscontrato un difetto di funzionamento causato da residui gommosi sulle fasce elastiche dovuti a residui dell’olio miscela fornito dalla Castrol.
L’MZ di Willamowski, alla fine del primo giorno risultava la prima della sua classe, malgrado gli evidenti problemi di funzionamento, e gli uomini della DDR si sarebbero accontentati di sostituire la benzina nei serbatoi, ma la giuria internazionale negò questa possibilità, mostrando un’ingiustificata rigidità nell’applicazione dei regolamenti.
Per ritorsione tutte le squadre MZ e Simson si ritirano ufficialmente, addebitando alla Castrol l’intenzione di sabotare la squadra e gettando un’ombra cupa su tutta la manifestazione.
I tecnici tedeschi sostenevano che l’olio fornito non corrispondesse a quello richiesto, causando la rottura dei motori; una simile accusa in territorio americano, creò una forte polemica con strascichi a livello diplomatico.
Alcuni giorni più tardi la Castrol riconobbe un involontario errore, dovuto ad un’incredibile differenza fra l’olio prodotto in Inghilterra, fornito alla MZ da oltre 15 anni, e quello prodotto in Usa, oggetto dello scandalo, ma il danno ormai era fatto.
L’Italia, che in quegli anni poteva contare su una folta schiera di ottimi piloti in sella a moto di prim’ordine come Gilera, KTM ed SWM, affidò i suoi destini alle squadre ufficiali dei tre blasonatissimi marchi, ma non centrò l’obiettivo.
Il ritiro di Capelli e la caduta di Saravesi che si ruppe 2 costole, già il secondo giorno, pregiudicarono le fondate speranze di ben figurare nel Trofeo, dove le KTM di Andrioletti, Capelli, Ferrari, Foresti, Saravesi e Taiocchi si classificarono al 9° posto.
Anche nel Vaso d’Argento, entrambi i team furono attardati dal ritiro di Paganessi e dalla caduta di Radici e restarono lontani dal podio.
Le SWM di Mercatelli, Pier Luigi Laureati, Radici e Rottigni si piazzarono al 7° posto, seguite dalle Gilera di Brissoni, Gritti, Paganessi e G. Signorelli all’8°.
Alla fine dell’intensa settimana la spuntarono, ancora una volta, per il 4° anno consecutivo, le cecoslovacche Jawa, condotte da Cemus e Mrazek classe 250, Masita e Cisar - 350, Cespiva e Fojtik - 500.
Al secondo posto arrivò l’Inghilterra, seguita da Austria, al 4° Germania Ovest. 5° USA, 6° Svezia, 7° Olanda, 8° Belgio, 9° Italia, 10° Francia, 11° Canada e 12°, seppur ritirata, la DDR.
Nel Vaso d’Argento si affermarono, a sorpresa, gli americani su Husqvarna: Dick Burleson - 175, Malcolm Smith - 250, Ed Schmidt - 501 e Ron Bohn 350, che ebbero il merito di condurre un’ottima gara, ma anche la fortuna di vedere tutti i potenziali rivali cadere vittime di imprevisti guasti meccanici o rovinose cadute.
Alle spalle dei padroni di casa, si piazzarono Svezia, Cecoslovacchia, 4° Olanda, 5° Germania Ovest, 6° Belgio, 7° Italia B, 8° Italia A, 9° Cecoslovacchia A.
Dei 303 piloti iscritti alla partenza, solo 176 tagliarono il traguardo del sesto giorno, ottenendo 106 medaglie d’oro, 38 medaglie d’argento e 32 medaglie di bronzo.

1974 - Dopo la tribolata trasferta americana, nel 1974, la Six-Days, giunta alla 49a edizione, ritornò in Europa, a Camerino nell’Appennino Abruzzese in Centro Italia, dal 9 al 14 di settembre, ma anche da questa parte dell’oceano non mancarono le polemiche.
L’estrema durezza del confronto, enfatizzato dall’accesa rivalità politica dei due blocchi contrapposti, Est e Ovest, si era estesa ai Commissari di gara ed alle loro opinabili interpretazioni regolamentari.
Anche la Sei Giorni di Camerino non si sottrasse a questa nefasta tendenza e fu caratterizzata da molte contestazioni, cambi di tabelle e riunioni di giurie, ma anche problemi pratici come il lievitare del prezzo della benzina e le insufficienti aree di parcheggio.
Uno dei principali protagonisti della manifestazione, la Zündapp che rappresentava ufficialmente la Germania Ovest, contrariata da questi comportamenti della Giuria, ma anche dagli incidenti causati dai guidatori locali che percorrevano liberamente i tracciati di gara anche contromano (un pilota Zündapp rimase ferito proprio in un incidente del genere), si ritirò per protesta al mattino di giovedì ritenendo troppo pericoloso proseguire nella competizione.
Il percorso, complessivamente lungo 1800 km, si snodava all’interno degli impervi sentieri dell’Appennino marchigiano e mise anch’esso a dura prova uomini e mezzi.
L’Italia, che giocava in casa e che poteva contare su ottimi piloti, in sella a 10, altrettanto ottime, Gilera a due tempi, direttamente assistite dalla casa madre con larghezza di mezzi e rinforzate dalle quattro KTM ufficiali di Italia B, impegnate nel Vaso dì’Argento, fu sin dall’inizio data per favorita, ma ancora una volta i pronostici furono rovesciati.
Accompagnate da splendide prestazioni individuali, con due primi, due secondi e due terzi posti di classe, entrambe le squadre Gilera si avvicinarono alla vittoria, ma non la colsero, assestandosi al 3° posto nel Trofeo ed al 2° nel Vaso d’Argento.
Nel Trofeo, si affermarono, per il 5° anno consecutivo, le Jawa di Stodulka, Cemus, Masita, Cisar, Fojtik e Cespiva, seguite, al 2° posto dalla Svezia, 3° Italia (Andreini, Brissoni, Gritti, Oldrati, Saravesi e G. Signorelli), 4° Stati Uniti, 5° Olanda, 6° DDR, 7° Polonia, 8° Gran Bretagna, 9° Svizzera, 10° Unione Sovietica, 11° Francia, 12° Canada e 13° il Belgio.
La superiorità dei cecoslovacchi fu ulteriormente ribadita dalla bella affermazione di Milan Jedilcka, Cihalka, Josef Rabas e Jaroslav Briza, tallonati a breve distanza dal team Italia A (Bettoni, Gagni, Miele e Sala), seguita da 3° Cecoslovacchia, 4° Stati Uniti, 5° Austria, 6° Olanda, 7° Italia B (Andrioletti, Ferrari, Taiocchi, Testori), 8° Germania Ovest A, 9° DDR, 10° Germania Ovest B, 11° Svezia, 12° Gran Bretagna B, 13° Gran Bretagna A, 14° Spagna, 15° Francia B e 16° Belgio.
Purtroppo alcuni, palesi, favoritismi della giuria, tutto il mondo è paese, rischiarono di compromettere la purezza agonistica di questa, ed altre, edizioni.


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