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1963 – La Cecoslovacchia fece valere la sua vittoria e rivendicò l’organizzazione della ISDT, giunta ormai alla sua 38a edizione, cui parteciparono 280 piloti di 15 differenti nazioni, sulla distanza di 1.571 km.
Epicentro della manifestazione, ancora una volta la piccola città di Špindlerův Mlýn, che circondata da boschi e montagne risultava particolarmente adatta ad ospitare questo tipo di competizioni.
La gara iniziò la mattina del 2 settembre e il percorso si dimostrò immediatamente impegnativo e già durante la prima giornata si registrarono 25 ritiri.
Le Moto Guzzi che equipaggiavano tutti i 10 piloti italiani, impegnati sia nel Trofeo che nel Vaso, si mantennero sempre nelle prime posizioni.
Qualche timore arrivò solo da Gianfranco Saini, attardato dal netto cedimento del forcellone posteriore. Saini riuscì a porvi rimedio solo la mattina seguente, quella del terzo giorno, con dei tiranti costruiti avventurosamente nella notte ed avvitati esternamente che gli consentirono di ultimare l’intera gara.
Alla fine del sesto giorno solo due equipaggi risultavano a zero penalità: Germania Est e Italia e tutto fu deciso da una manciata di secondi, ancora una volta nel corso dell’ultima prova speciale di velocità.
A confronto si trovarono due differenti scuole di pensiero: la Moto Guzzi ed i suoi ormai vecchi quattro tempi e le modernissime due tempi MZ da 250cc, realizzate con preziose leghe leggere, i parafanghi in vetroresina, le grandi ed impermeabili scatole filtro e le nuovissime marmitte che davano una maggior potenza già ai bassi regimi e che fecero di queste moto il punto di riferimento per tutto il settore.
Gli alfieri della Germania Orientale, o DDR, Günter Baumann, Peter Uhlig, Hans Weber, Horst Lohr, Bernd Uhlmann e Werner Salevsky, che potevano contare sulla maggior potenza delle proprie moto, si imposero nettamente inaugurando una lunga serie di successi che li vide incontrastati protagonisti di tutti gli anni ’60.
Riccardo Bertotti, Franco Dall'Ara, Eugenio e Gianfranco Saini, Canzio Tosi e Fausto Vergani conclusero la Sei Giorni al secondo posto con pieno merito e la loro delusione fu sicuramente alleviata dal netto successo italiano nel Vaso d’Argento con il primo posto di Luigi Gorini, Carlo Moscheni, Giuseppe Panarari e Nino Tagli.
Tutti e dieci i piloti italiani in sella a Moto Guzzi, ottennero altrettante medaglie d’oro.

1964 – Il diritto di organizzare la Six-Days passò quindi alla nazione vincitrice, la Germania Orientale.
Dal 7 al 12 settembre si disputò ad Erfurt, nelle foreste della Turingia, la sua 39a edizione, creando immediatamente un caso.
Malgrado la straordinaria impresa dell’anno precedente, infatti, l’Italia non partecipò, per oscuri motivi diplomatici legati al fatto che la DDR non era stata ufficialmente riconosciuta.
Per gli stessi motivi restarono a casa anche i tedeschi dell’Ovest e vennero quindi a mancare due grandi squadre, sicure protagoniste a pieno titolo.
L’assenza degli italiani alla ISDT contrasta con l’effettivo dinamismo di quegli anni che vedeva il Moto Club Bergamo impegnato in prima fila sulla scena internazionale.
Anche grazie alla fitta rete di contatti generati dalla Valli Bergamasche, nel 1964 fu istituito un Trofeo Europeo della Regolarità sulla distanza di tre prove, che accomunava la Valli Bergamasche, la Tatra Trial di Zakopane in Polonia e la tre giorni di Strakonice in Cecoslovacchia.
Inutile dire che, da questa esperienza, nacque, qualche anno più tardi, il Campionato Europeo della specialità.
A sorpresa si presentarono invece ad Erfurt una dozzina di piloti americani, suddivisi in due squadre in lizza per il Vaso d’Argento, più le riserve.
Evento nell’evento fu la partecipazione del famoso attore cinematografico Steve McQueen, molto amato dai giovani, in sella ad una Triumph 650 in lizza per il Vaso d’Argento. Purtroppo si dovette ritirare il 3° giorno per ripetuti guasti meccanici, ma la sua straordinaria partecipazione amplificò enormemente l’eco della manifestazione, richiamando l’attenzione dei media.
Walt Axthelm, Bud Ekins, Cliff Coleman, Dave Ekins, Paul Hunt, Stu Peters, Al Rogers, John Smith, John Steen, Bill Stewart e John Taylor erano buoni piloti ma, abituati alle piste dei deserti californiani, mal si adattarono agli stretti sentieri di montagna.
L’equipaggio USA A (Bud e Dave Ekins, Steve Mac Queen e Cliff Coleman, tutti su Triumph) non riuscì ad andare oltre il 16° posto in classifica, mentre l’equipaggio USA B (Stewart - CZ 175, Hunt - CZ 250, Peters - Jawa 250 e John Smith - CZ 250) si piazzò al 19° posto.
Due le donne iscritte alla partenza, le inglesi, Mary Driver su Greeves 250 ed Olga Kevelos su Honda 50, entrambe ritirate il primo giorno.
I padroni di casa si presentarono in forze con ottimi piloti in sella ad ottime moto, tant’è che solo nelle classi 50 e 75 cc, si contavano una quindicina di Simson.
Gli scontati pronostici della partenza furono ampiamente rispettati, ma non mancarono le emozioni ed i colpi di scena.
A poche ore dalla conclusione, quando la DDR si apprestava a celebrare l’arrivo trionfale dei suoi uomini, la Simson 50 di Rauhut, che era stata prima in classifica per tutta la settimana, si arrestò definitivamente, a poco più di un  chilometro dal traguardo.
Il pilota non poté fare altro che spingere di corsa la moto sino all’arrivo, salvando cosi il risultato ed il podio.
Le piccole Simson di Siegfried Rauhut, Gottfried Pohlan, Lothar Schünemann ed Ewald Schneidewind conquistarono il Vaso d’Argento, mentre i sei alfieri della MZ, Günter Baumann, Peter Uhlig, Hans Weber, Horst Lohr, Bernd Uhlmann e Werner Salevsky completarono l’opera conquistando il Trofeo seguiti da  Inghilterra, Unione Sovietica, Svezia, Cecoslovacchia, Polonia, Austria e Spagna.


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