-
PUCH (1903 – 1987)
-
pagina
1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14
page
1972 – Nel mondo delle corse il 1972 fu un anno molto importante per la Puch, anche a causa di una fortunata serie di circostanze.
Conclusa la Sei Giorni inglese del 1971, il Gruppo Sportivo delle Fiamme Gialle lasciò liberi, per raggiunti limiti di età, i suoi uomini migliori.
Tre di questi eccellenti piloti, Carlo Paganessi, Alessandro Gritti e Bernardino Gualdi, passarono direttamente sotto le insegne della Casa austriaca che, nel frattempo, era in grado di affidare loro delle moto eccellenti, ulteriormente migliorate e potenziate rispetto ai nuovi modelli del ’71.
Grazie al telaio alleggerito, con tubi dello spessore di soli 1,6 mm, perni e raggi in titanio, mozzi conici e carter motore in electron, serbatoio e parafanghi in plastica, la 125 di Gritti pesava solo 78 chili.
Testa e cilindro in alluminio fuso in terra richiamavano le forme del 250 di Marini: a sezione rettangolare con le alette della testa dritte e tondeggianti; un sofisticato sistema di ammissione lamellare a quattro petali di provenienza americana, permetteva al motore di raggiungere ben 22 cv e, contemporaneamente, erogare una discreta potenza già a basso regime.
La grande versatilità del motore poteva essere perfettamente sfruttata dal cambio a cinque marce, con gran risparmio di energie per il pilota.

Questo esplosivo cocktail di motori e piloti contribuì non poco ad allungare la ricca messe di vittorie che aveva sin qui collezionato la Puch.
Il mattatore fu senz’altro Alessandro Gritti, che dominò la classe 125 alla Valli Bergamasche (24/25 giugno), si classificò 2° nella classe 175 alla Sei Giorni cecoslovacca di Spindleruv Mlyn (l1/16 settembre) e coronò la stagione vincendo il campionato Italiano della classe 125, in coppia con Bernardino Gualdi, Campione Italiano della classe 175.
Pur senza grandi modifiche tecniche cambia il look delle moto di serie, con il telaio abbassato di due centimetri, color argento e serbatoio in naylon color rosso.
Differente anche la conformazione della marmitta, ad espansione schiacciata con terminale silenziato, che lasciava più spazio alla gamba del pilota.
Per tutte cambio a cinque marce, forcelle Betor, e i classici parafanghi in acciaio.
Aumentano anche le potenze dichiarate: 19 cv a 9.000 g/m con il carburatore Bing da 30 mm per il 125 e 20,5 cv a 8.000 g/m per il 175; l’affidabilità è garantita da un nuovo albero motore più robusto così come da un nuovo gruppo frizione.
All’inizio il parafango anteriore era ancora basso, ma sui modelli successivi venne montato alto.

-
-
-
-
-
-
1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14