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1969 – Il 1969 fu l'ultimo anno in cui le moto russe parteciparono al Campionato Mondiale di velocità.
La mancanza di risorse cominciava ad attanagliare l’economia russa e anche alle squadre impegnate nelle gare di regolarità non arrivavarono certo segnali incoraggianti.
Ciononostante le moto sovietiche si presentarono in forze alla Sei Giorni di Garmisch-Partenkirchen (15/20 settembre), esibendo le nuove M-12 ulteriormente migliorate in tanti piccoli dettagli, come gli innesti a baionetta del serbatoio, che agevolavano le operazioni di ispezione e manutenzione.
Al grande impegno non corrispose un adeguato risultato.
La rottura del pistone della IZh 246 di Victor Pylaev, già il primo giorno di gara, raggelò immeditamente ogni speranza.
L’impresa più bella dell’anno venne colta sul versante “alpinistico”, con la conquista dell’Elbrus, la più alta vetta del Caucaso a 3.500 mteri d’altezza.
Il team composto dall’ingegnere capo dell’Istituto Geofisico Nazionale, Aleksej Berberasvili, e da tre piloti militari, Jurij Romanov, Tengiz Salibasvili e Josif Kachiani, in sella a delle K 175 e IZh 250, raggiunse la vetta attraverso il temibile valico di Donguz-Orun, a 3.200 metri d’altezza, dopo aver superato impervi ghiacciai, torrenti impetuosi e pareti ripidissime, sino a 53°.

1970 – Il 1970 iniziò all’insegna di una rinnovata creatività, con la messa in campo di una modernissima moto da cross, la IZh K-13, dotata di un monocilindrico 400 cc, completamente diverso dai modelli di serie, in grado di erogare 40 cv.
Telaio tubolare a doppia culla, semplice e leggero, ed un peso complessivo inferiore a 105 kg.
La linea, molto accattivante, era chiaramente ispirata alle CZ da cross, sottolineata dalla bella marmitta ad espansione bassa.
Con poche modifiche avrebbe potuto essere una moto da fuoristrada in grado di competere per i primi posti, ma si rivelò invece una sorta di canto del cigno.
La "K-13" rimase un bellissimo prototipo e non andò oltre la fase sperimentale; costruita in piccola serie, su ordinazione, per pochi privilegiati.


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