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1957 – La ricostruzione storica del ciclo delle moto da fuoristrada di produzione sovietica e della loro attività sportiva, risulta estremamente difficile a causa dell’assoluta mancanza di materiale in proposito.
Le evidenti difficoltà linguistiche che rendono il cirillico di non facile comprensione, ha reso la ricerca ancora più complicata, poiché non sempre ritroviamo le moto russe correttamente citate nei rispettivi ordini di partenza, come pure sui giornali dell’epoca.
Attraverso le scarne informazioni che si possono ricavare dai bollettini sportivi e col supporto del raro materiale fotografico che abbiamo rac
olto, è stato possibile però ripercorrere le fasi salienti della loro storia.
Gli anni 50 e 60 furono i più ricchi e fecondi e, soprattutto, furono anni in cui il differenziale tecnologico tra oriente ed occidente era equilibrato, e le moto russe reggevano il confronto con la miglior produzione europea.
Pur trattandosi di moto da competizione, appositamente preparate, risultava evidente che il progetto, di stretta derivazione “stradale”, privilegiava la robustezza, la resistenza e l’affidabilità, rispetto allo scatto ed alla potenza, assecondando le richieste del committente principale, il potente esercito dell’Unione Sovietica, ma anche dell’utente finale, che non poteva certo contare su di una diffusa rete di assistenza e manutenzione.

Dopo la IZh 56, l’anno successivo, fu la volta di un modello ulteriormente migliorato e competitivo, denominato 57 K, nella duplice versione da cross e da regolarità, la cui caratteristica più evidente era rappresentata dal doppio scarico, uno per lato, e dal mozzo anteriore a tamburo laterale, di produzione  Jawa.
Successivamente la sigla K venne adottata per identificare la serie dei modelli più piccoli, con i motori a carter ovali, nella duplice cilindrata di 175 e 250 cc, al cui sviluppo si dedicò l’ingegner Kovrovsky.
Pur essendo una semplice emanazione dell’unica azienda di stato russa, le Kovrovsky, o più sbrigativamente le K, mantennero sempre una loro autonomia nelle classifiche per Squadre d’Industria, oltre che una spiccata differenzazione stilistica.
Le Kovrovsky, oltre ai motori a carter ovali, erano dotate di un telaio tubolare monoculla, sdoppiata sotto il motore, e fecero largo uso di componenti ciclistiche Jawa, come l’intero avantreno, od il mozzo posteriore con il copricatena integrale, in lega leggera e gomma.
Tutti i vari modelli erano molto curati e dotati di tutti gli accorgimenti classici per proteggere le parti più sensibili, come la grembiulina che copriva il filtro dell’aria o il gonfleur, indispensabile in caso di foratura.
Dati i tempi, anche le IZh avevano un loro look particolare, che le identificava e distingueva dalle altre marche, incentrato su di un serbatoio a goccia spiccatamente tendente verso l’alto.


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