-
-
pagina
1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13
page



1956 – Superato il secondo conflitto mondiale, nel 1956, venne messo in commercio un nuovo modello, migliorato nel motore e dotato di una nuova sospensione posteriore, a forcellone oscillante anzichè a ruota guidata, battezzato con la tipica fantasia del burocrate di turno, IZh 56.
Il telaio, tubolare monoculla, essenziale e leggero, si dimostrò un po’ fragile, ma il punto di forza della IZh 56 era rappresentato dal motore, un massiccio monocilindrico a due tempi e quattro marce, dai caratteristici carter ovali, che nella sua versione più spinta era accreditato di oltre 20 cv.
La prima uscita ufficiale, in versione da fuoristrada, avvenne già in occasione della Sei Giorni di Garmisch-Partenkirchen (17/22 settembre).
La rappresentativa sovietica non era composta unicamente da IZh, ed il miglior risultato fu rappresentato dalla medaglia d’argento di Reschetniker (IZh 350) e Victor Pylaew, in sella ad un bicilindrico Ural da 750cc,  molto simile alla BMW 750,  denominato M72.
Da notare che entrambi i piloti avevano concluso i sei giorni a zero penalità, in zona medaglia d’oro, ma vennero retrocessi dopo l’ultima prova, un’ora di velocità pura, per non essere riusciti a rispettare le medie prefissate.
La partecipazione del Team sovietico alle gare internazionali è durata una ventina d’anni, dai primi anni 50 sino al 1975, con mezzi affidabili ma non potentissimi, sicuramente adatti all’uso militare, ma non sufficientemente competitivi come le MZ o le Jawa, dalle quali le moto russe attinsero spesso le idee senza mai copiare, ricreando sempre qualcosa di nuovo e particolare.

Lo sviluppo dei vari modelli seguì la parabola tipica di tutti i paesi ad economia “controllata”; dopo un avvio intenso, seguì uno sviluppo via via, sempre più lento, sino alla più completa stasi progettuale.
E’ sicuramente emblematico il fatto che tutti i vari modelli, a vent’anni dal loro esordio, montavano ancora lo stesso cambio a quattro marce.
Per quanto potessero essere all’avanguardia nei primi anni di attività, è impensabile che non risultassero vecchi ed ampiamente superati dopo un così lungo lasso di tempo.
Ciononostante, quella delle IZh o delle Kovrovsky da fuoristrada, vere e proprie moto da competizione, è una storia molto interessante, ricca di pregevoli realizzazioni e spunti geniali, anche se avara di successi.
Alle squadre russe mancò la continuità più che il valore dei piloti o le capacità dei mezzi.
Per una decina d’anni la produzione russa fu una produzione d’eccellenza, di pregio, spesso accompagnata da un grande fascino, nella cui evoluzione stilistica e progettuale si rispecchia tutta la società sovietica, alle prese con la non facile esperienza comunista.
Una caratteristica curiosa, che identifica un po’ tutte le moto russe (e inglesi) di quegli anni, fu rappresentata dalla tabella portanumero anteriore, sempre posizionata davanti al faro, oscurandolo e, al tempo stesso, proteggendolo completamente.


-
-
-
-
-
-
1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13