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1958 – L’Unione Sovietica, leader mondiale del blocco comunista, partecipò in forma diretta alle competizioni motociclistiche internazionali, limitando però la sua presenza quasi esclusivamente alla sola ISDT.
Il suo prestigio internazionale era garantito dalle armi atomiche e dalle strabilianti conquiste spaziali, e non è improbabile che alcune spedizioni motociclistiche siano state allestite prevalentemente per scopi militari e di spionaggio, lasciando magari i “poveri piloti” senza assistenza o senza ricambi per contrabbandare chissà quali segreti e curare rapporti ben più importanti agli occhi della dirigenza politica.
L’onere di “combattere” in prima linea era affidato alle MZ, Simson e Jawa, mentre le moto russe si potevano permettere una presenza più defilata e meno impegnativa, il che non impedì alla squadra di raggiungere posizioni di prestigio, ed in alcuni casi, salire sul podio.
Malgrado la scarsezza dei mezzi messi a disposizione, ogni anno si poteva cogliere una costante evoluzione tecnologica e stilistica, tipica di una grande fabbrica dotata di un’intrinseca capacità di crescere e progredire.
Altrettanto fecero i piloti e tutti i componenti delle varie squadre che si impegnarono sempre al limite delle proprie possibilità, pur di raggiungere un buon risultato.
Alla Sei Giorni di Garmisch-Partenkirchen (22/27 settembre) si distinse Anatoli Bessonov, in sella alla sua IZh 350, modello 57K.

1959 - Alla Sei Giorni cecoslovacca di Gottwaldov (14/19 settembre), la compagine russa si presentò con una squadra agguerrita e delle nuove moto, ulteriormente migliorate nel posteriore, dotato di un robusto forcellone oscillante e lunghi ammortizzatori idraulici.
Tre differenti cilindrate, da 175 e 250 cc, con un solo scarico e la testa con le alette dritte, e da 350 cc, con la testa a ventaglio ed il doppio scarico.
Tutti i modelli IZh erano dotati di doppia accensione e, su quelli di maggior cilindrata, si potevano notare dei nuovi mozzi pressofusi in alluminio, a tambutro centrale, tipo MZ.
Malgrado tutti i limiti sopra descritti, la compagine sovietica affrontò le prime giornate di gara con slancio e ottenne buoni piazzamenti, ma la rottura del telaio della Kovrovsky 175 di Victor Adajan, tranciato in due tronconi all’altezza della pipa di sterzo, rese vano ogni sforzo.


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