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1966 – Alla Sei Giorni svedese di Villingsberg (30 agosto – 4 settembre), la compagine russa si ripresentò con le stesse moto dell’anno precedente, e anche il risultato finale non si discostò di molto da quello del ‘65.
Il suo miglior pilota in lizza per il Trofeo, Georgei Tchatchipow, venne tradito dall’accensione che arrestò definitivamente la sua IZh 350, e contemporaneamente stroncò ogni speranza di successo della squadra, che non potè andare oltre il 6° posto.
Anche il team in lizza per il Vaso d’argento ottenne il medesimo risultato.

1967 - Nel 1967 la Sei Giorni si disputò in Polonia, a Zakopane (17/22 settembre).
Anche in questa occasione le varie squadre russe non brillarono, ma durante la gara avvenne un fenomeno curioso ed al tempo stesso emblematico della rigida mentalità che informava ogni loro azione.
Trattandosi di squadre militari, la quasi totalità dei piloti dell’est, era assistita anche mediante l’ausilio di postazioni radiomobili che permettevano un contatto costante con i propri meccanici,  facilitando in modo considerevole eventuali interventi di manutenzione, spesso “straordinaria”.
Per l’epoca, si trattava di tecnologie molto avanzate e solo la squadra inglese poteva vantare qualcosa di simile.
In seguito alle vibrate proteste di tutti gli altri partecipanti, che non potevano godere del medesimo e non indifferente vantaggio, ne venne vietato l’uso.
Tutti gli equipaggi si adeguarono a questa direttiva, fatta eccezione per i russi, che non presero minimamente in considerazione la direttiva, poiché prendevano ordini solo dal Cremlino!

1968 - Dopo alcuni anni di pausa, nel 1968 la IZh raggiunse il massimo della sua evoluzione con la messa in strada del modello "M-12", dotato del collaudato 350 monocilindrico, che, in versione gara, erogava 35 cv, con un peso complessivo inferiore ai 130 kg.
La grossa novità era rappresentata dal telaio tubolare monoculla, ben triangolato nel posteriore ed in grado di accogliere una grossa scatola filtro, in linea con la miglior scuola europea.
Come serbatoio, venne adottato quello in metallo, dalla classica forma a goccia, con il logo stampato in rilievo, ma venne confermata la vetroresina per scatola filtro e parafanghi, con  l’avantreno (forcelle e mozzo) Jawa.
Questo modello, ulteriormente raffinato per l’uso agonistico, fu l’ultima moto messa in campo, prima del ritro definitivo.
Sino a circa alla metà degli anni ’70, le varie squadre russe continuarono a partecipare, pur se in modo discontinuo ed estemporaneo, alle gare di regolarità.
Nel 1968, i russi disertarono la Sei Giorni di san Pellegrino (BG), probabilmente per i soliti motivi di carattere politico.


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