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Dal raffronto comparato delle due grandi marche e considerato l'anno che separa i modelli presi in esame, la Simson, almeno sulla carta, sembra uscire vincente dimostrando di aver adottato innovative scelte tecnologiche con notevole anticipo rispetto all'Hercules.
L'Hercules dal canto suo dimostra un maggior attaccamento al progetto iniziale, sviluppandolo secondo un criterio caro ai tedeschi ed ampiamente praticato dalla Volkswagen con il suo famosissimo Käfer, il Maggiolino.
Questa scelta di fondo si dimostrò vincente perché attribuì all'Hercules un vantaggio determinante in gara: l'affidabilità.
L' estrema durezza delle prove di regolarità, spesso definite massacranti ed al limite delle possibilità umane, tramutò queste competizioni in un banco di prova estremamente selettivo, specie nelle piccole cilindrate;
la robustezza e l'affidabilità furono determinanti e giocarono un ruolo importantissimo al fine della stesura delle classifiche finali.

Dopo aver preso in esame la parte tecnica pensiamo che valga la pena spendere due parole anche per i piloti.
Come è noto la potenza di un motore o la raffinatezza di un progetto, per poter esprimere a pieno la loro intrinseca potenzialità, hanno assoluto bisogno di un pilota di grandi capacità e “manico”.
In questo caso crediamo che si possa attribuire ai bravissimi piloti che si sono cimentati nel tempo a cavallo delle due motociclette tedesche un voto massimo e assolutamente identico.
Mentre i piloti dell'Ovest venivano selezionati con estrema cura e ben pagati dall'industria privata, altrettanto si può dire dei piloti dell'Est, tutti promossi al rango di ufficiali dell'esercito e riuniti nell'organizzatissimo Moto Club ASK di Lipsia.
Preparazione atletica, organizzazione teutonica, assistenza capillare sui percorsi ed incentivi economici furono profusi a piene mani da entrambe le parti e fu sicuramente anche per questo motivo che si affermarono per anni ai vertici delle classifiche internazionali, alternandosi senza soluzione di continuità.

Dulcis in fundo un'ultima comparazione: l'estetica.
Da questo punto di vista ritengo che il confronto sia nettamente a favore dell'Hercules che presenta un design molto più raffinato e tipicamente tedesco.
Benché le linee della Simson siano più moderne ed all’avanguardia, l'unicità delle forme che caratterizzano l'Hercules conferisce a quest'ultima un fascino particolare ed inconfondibile.
L' estremo equilibrio delle curve, ottenuto con un susseguirsi di vuoti e di pieni abbinato ad una colorazione particolarmente suggestiva crea un effetto estremamente piacevole, unico nel suo genere.

Va ricordato infine che le raffinatezze tecnologiche sviluppate in Germania Est furono sapientemente sviluppate e messe a frutto in Giappone, grazie al transfuga Ernst Degner.
Degner lavorava e correva per la MZ ed essendo amico e collaboratore di Walter Kaaden, quando, nell’agosto del 1961, decise di fuggire in Giappone, portò con sé molti dei più preziosi segreti dell’ingegneria tedesca, in particolare le copie dei progetti delle nuove camere ad espansione e delle migliorie al disco rotante, ideate da Kaaden.
L’anno seguente Degner divenne pilota ufficiale della Suzuki, per la quale corse sia nella classe 50 che 125.
Degner divenne campione del Mondo della classe 50 e continuò a correre sino al 1966, ma non poté sottrarsi alla feroce vendetta della polizia comunista, che, il 10 settembre 1983, lo assassinò nella sua casa di Arona, alle Isole Canarie.




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