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In tema di ciclistica la differenza più evidente è rappresentata dalle forcelle anteriori:
le ormai famose Earles dell'Hercules si contrappongono infatti alle forcelle telescopiche della Simson.
Pesanti e complesse le prime, circa 1,5 kg di differenza da quelle estremamente leggere (al limite massimo dell'affidabilità) ed efficienti dalle seconde, caratterizzate da modernissimi foderi in alluminio ed un' escursione più che soddisfacente, considerati i tempi.
Gli steli di queste ultime erano protette da soffietti in gomma che non avevano una funzione puramente estetica, ma erano indispensabili per proteggere molle talmente lunghe da arrivare sino alla piastra inferiore dello sterzo.
È da notare che anche la Simson montava in origine e sino al 1963 forcelle di tipo Earles, ma anziché migliorarne continuamente l'efficienza come in casa Hercules, abbandonò questa soluzione con largo anticipo rispetto alla rivale dell'Ovest per imboccare un percorso progettuale più raffinato e con maggiori potenzialità di progredire nel tempo.
Gli ammortizzatori posteriori sono molto simili, segno evidente della loro comune origine, ed entrambi dotati di una notevole escursione.
Dati i tempi è difficile riscontrare in altre marche ammortizzatori posteriori di lunghezza simile; l'essere all'avanguardia in questo settore fu sicuramente favorito dalla tecnologia sviluppata per migliorare l'efficienza delle forcelle Earles; fu relativamente facile trasferire sul posteriore gli ammortizzatori anteriori che a loro volta si evolvevano aumentando la loro escursione.
I fortunati piloti che hanno corso con questi Hercules nel 1967, hanno definito questo telaio il migliore realizzato dal Reparto corse di Norimberga.

Altre analogie si possono riscontrare nei parafanghi e nei cerchi, in alluminio e nei mozzi (anteriori e posteriori) addirittura identici: i famosi mozzi MZ in alluminio a raggi dritti, realizzati all'Est ed adottati da entrambe le case costruttrici sino alla fine degli anni sessanta.
Anche i serbatoi, le scatole filtro ed i telai delle selle, pur diversi nelle forme, sono molto simili nei materiali: da entrambe le parti si sperimentarono contemporaneamente sia l'alluminio che la vetroresina con risultati più o meno uguali.
La ricerca della leggerezza è sicuramente più esasperata in casa Simson, che poteva peraltro contare sulle sinergie derivanti dal fatto di appartenere ad un unico comparto strategico-militare, privilegiato e finanziato direttamente dallo Stato. Uno Stato preoccupato unicamente del risultato agonistico e che tenne in poco conto l'aspetto culturale, finanziando la Simson con estrema parsimonia e costringendola a cannibalizzare molti dei suoi modelli per creare le versioni degli anni successivi, col triste risultato di mandare disperso un patrimonio storico di inestimabile valore.
La maggior leggerezza della Simson fu raggiunta infatti non solo utilizzando forme più esili, ma anche grazie all'impiego di leghe preziose e rare come l’elektron o il magnesio.
In quest’ultimo materiale vengono infatti realizzati i leggerissimi carter paracatena della Simson; la protezione contro qualunque tipo di agente esterno veniva poi garantita da robusti ed ermetici condotti in gomma.
In casa Hercules si optò per una soluzione più classica e semplice anche se meno efficace: un carter in lamierino in alluminio ridotto nelle dimensioni rispetto ai più pesanti carter in dotazione alle moto stradali.


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