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1972 - Il processo di radicale rinnovamento iniziato col nuovo motore a sei marce e disco rotante del 1969, si concluse nel 1972 quando la Simson abbandonò, per sempre, la classe 50 e concentrò il suo impegno solo sulle due classi 75 e 100, con una gamma completamente rinnovata, la terza serie, dalle linee accattivanti e di grande effetto, altamente competitiva e tecnologicamente avanzata.
Pur sperimentando un po’ tutte le soluzioni, i tecnici della Simson preferirono la soluzione a disco rotante per il 75 e il motore aspirato per il 100 cc.
Il moderno telaio a doppia culla in tubi d’acciaio, più basso e compatto, fu irrobustito nella sua parte anteriore, mentre i vecchi motori, derivati da quelli stradali, furono sostituiti da motori realizzati ad hoc, esaltati dall’alettature imponente dei cilindri.
Le complicate pressofusioni dei carter, creavano un'immagine particolarmente sofisticata e preziosa, mentre il nuovissimo cambio a sei rapporti era sorprendente per rapidità, precisione e robustezza.
Il parafango anteriore, la scatola filtro ed il serbatoio furono realizzati in vetroresina, mozzi e carter motore in magnesio, come già facevano le MZ, da parecchi anni.
Grazie alle performance di cui erano capaci, queste nuove moto si collocarono immediatamente ai vertici mondiali.
Sin dalla prima prova di Campionato Europeo, Segovia (Spagna), 30 aprile – 1 maggio, le nuove Simson diedero battaglia in entrambe le classi, grazie alla sorprendente potenza dei motori, tanto da poter vantare 14 cv per il 75 cc e ben 17,5 per il 100 cc.
Alla 24° edizione della Valli Bergamasche, la Simson si presentò con cinque moto.
Tre 75 cc, affidate a Gerhard Haatz, Ewald Schneidewind e Rolf Uhlig, e due 100 cc, affidate a Dieter Salevsky e Rudolf Jenak, che conquistarono il podio in entrambe le classi.
Schneidewind e Haatz si classificarono, rispettivamente 2° e 3°, mentre Salevsky arrivò 3° della sua classe, sintetizzando l’andamento di quello che fu l’intero Campionato d’Europa.
In entrambe le classi, infatti, le Simson insidiarono, senza successo e sino all'ultimo, le irraggiungibili Zündapp di Brandl e Wolfgruber.
Il migliore fu Rudolf Jenak che conquistò il secondo posto della classe 100.

Anche la Sei Giorni non ebbe un esito differente, con le 75 cc di Rolf Uhlig, R. Konig, Gerhard Haatz ed Ewald Schneidewind e le 100 cc di D. Strauch, Lothar Schunemann, Dieter Salevsky e Rudolf Jenak, sempre alle spalle delle cugine dell’ovest.
Contemporaneamente al rinnovamento delle moto ufficiali, sull’onda dei significativi successi riscossi in quegli anni ed al pari della MZ, anche la Simson mise in produzione, a partire dal 1972, una piccola serie di repliche di quello che, sino al 1971, era stato il suo miglior cavallo di battaglia.
Le ormai famose Simson GS, col classico telaio monotrave ed il motore dotato di riduttore, nella duplice cilindrata 50 e 75cc, furono oggetto di una piccola produzione, denominata appunto Kleinserie, caratterizzata, prevalentemente, dal telaio nero, il serbatoio color arancione e la doppia culla avvitata.
Anche in questo caso si trattò di poche decine di esemplari destinati ad una elite di fortunati piloti, nelle grazie del regime.
Praticamente identiche, nella parte ciclistica, alle sorelle pluri vittoriose, rappresentavano la sintesi di tutte le loro esperienze sportive.
A differenza dei vari modelli che avevano preso parte alle competizioni negli anni ’60, sempre un po’ più spartani e grintosi, quest’ultima versione fu arricchita dal serbatoio grande, con cassetta porta attrezzi.
Le fusioni dei gruppi di scoppio erano lisce e non grezze come sui modelli ufficiali, in compenso le moto erano dotate di tutti quei piccoli particolari necessari ad una normale guida su strada.
Le differenze fra questo modello e quelli che l’avevano preceduto erano quindi minime pur ricordando che, nel corso degli anni, furono allestite differenti versioni.
Questo fortunato microbolide restò in produzione sino al 1976, migliorato e corretto strada facendo con l’adozione di tutta la nuova componentistica che nel frattempo la Simson mise in produzione.
Una prima serie aveva il motore coi carter tondi in uso negli anni ’60, mentre una successiva aveva un basamento diverso, più spigoloso e moderno.
Questo modello fu portato in gara da piloti semi-ufficiali o da squadre ufficiali di paesi amici come la Polonia, e continuò ad essere presente nelle competizioni internazionali a fianco degli ultimi e più innovativi esemplari.
L’ inconfondibile linea di questi fortunati cavalli di razza fu molto apprezzata ed ispirò sicuramente Giorgio Mazzilli e le sue special.


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