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La Simson si dimostrò più attenta alla cura dei particolari esprimendo una diversa vivacità progettuale; la sella, ad esempio era dotata di un innesto rapido ed immediatamente estraibile con due soli giri di chiave mentre quella sull'Hercules si poteva svitare a mano davanti ed era incernierato al parafango posteriore; pedane pieghevoli su entrambi i modelli, dotate di molla di ritorno.
Copertoni e camere d'aria rigorosamente autarchici: i famosissimi Metzeler ad Ovest e gli altrettanto famosi Riesa o Barum ad Est. Identici i diametri: 21 pollici sull'anteriore e 18 sul posteriore. Unica nota di colore, le camere d'aria Barum caratterizzate da un inconfondibile color rosa.
Passando dalla parte ciclistica al motore le differenze si fanno più sensibili e specifiche.
Anche in questo caso l'analisi delle varie componenti dimostra un maggior dinamismo della Simson rispetto alla cugina dell'Ovest anche se entrambe utilizzavano cilindri in alluminio fusi in terra.
In materia di alimentazione entrambe erano ancora fedeli all'alimentazione aspirata, ma la Simson già sperimentava sofisticate soluzioni a disco rotante.
PEr quanto riguarda il cambio, era sicuramente più evoluto quello di casa Hercules che poteva fregiarsi di ben sette marce in linea contro quattro marce normali più quattro ridotte della Simson.
In questo caso all'Hercules va riconosciuto di aver realizzato un piccolo miracolo di ingegneria. Riuscire a collocare ben sette rapporti in carter così piccoli dimostra una grande capacità progettuale e una non comune abilità nel lavorare i metalli.
La medesima perizia dimostrata nell'utilizzo di metalli preziosi fu profusa in tutte le parti meccaniche del motore realizzando un insieme molto compatto, ma la particolare propensione a sopportare sollecitazioni e fatiche dei motori Sachs si dimostrò la carta vincente nelle competizioni dell'epoca.

Se davanti ad un micro cambio a sette rapporti rimaniamo piacevolmente sbalorditi, non di meno esprimiamo meraviglia tenendo fra le mani il piccolissimo ed ingegnoso riduttore della Simson.
Una scatola delle dimensioni di 8x8xl2 centimetri, di poco inferiore ai due chili di peso che, applicata sul pignone d'uscita e comandata a mano per mezzo di una doppia levetta applicata sulla leva della frizione, moltiplicava in un istante il numero dei rapporti.
Negli anni d’oro della regolarità la potente polizia segreta della Germania est controllava a vista questi piccoli gioielli tecnologici e solo una coraggiosissima spia avrebbe potuto trafugare un simile oggetto.
Pochi anni più tardi quell’autentico segreto militare, ormai vecchio e dimenticato finì nella cantina di qualche operaio che occasionalmente sbaraccò i magazzini di una vecchia fabbrica e per gli oscuri sentieri che il destino intreccia senza fine è arrivato sino alla mia modesta officina di casa.
Ricordo, che dopo averlo ancorata sulla morsa e fatto scorrere le viti del coperchio per vedere finalmente come potesse essere stata realizzata quella meraviglia sulla quale avevo sentito peraltro favoleggiare sin da quando ero un ragazzino, ho provato un brivido pensando al suo burrascoso passato.


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