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Prima di salire in sella mi vennero impartiti i rudimenti per poterla utilizzare al meglio:
è facile, basta aprire il rubinetto della benzina e spingere sulla leva dell’avviamento.
Metti la prima e vai !”
è sinceramente difficile pensare che una moto di quasi 30 anni fa, progettata per correre il Campionato del Mondo, non presenti un minimo di problemi o una qualche precauzione prima di poterla avviare;
detto così mi sembrava un po’ troppo facile e sbrigativo !!
Per di più quei 15 centimetri in più mi davano anche un certo senso di instabilità e, con mille dubbi e incertezze, ho pigiato sulla leva dell’accensione, ma debolmente, senza la decisione notoriamente indispensabile…….
tin…tin…tin…tin il motore si è avviato immediatamente, la marcia si è inserita alla perfezione, la moto ha mostrato una progressione controllata e brutale al tempo stesso.
Il manubrio è sempre stato leggero, preciso, pulito.
Mai nessun segnale di cedimento ai bassi regimi, nemmeno facendo la gincana fra gli ulivi, a passo d’uomo ed in forte pendenza;
mai nessun urlo disperato agli alti regimi, tutto sommato contenuti.

Su e giù per le colline dell’Arriga Alta, per circa un paio d’ore, mi sono sicuramente tolto la voglia:
la frizione è morbida, i freni sono efficienti, gli ammortizzatori assorbono qualunque avvallamento del terreno e la potenza del motore sembra non finire mai.
In sintesi una moto perfetta, capace di esaltare le doti di qualunque pilota la volesse condurre.
L’avvento di queste nuove moto generò un ingombro eccessivo nel Reparto Corse, in particolare tutti quei modelli la cui cilindrata, a partire dall’anno successivo, sarebbe stata esclusa dalle prove di Campionato.
A fine stagione, si ritrovarono quindi nuovamente con un esubero di moto “vecchie” ed ebbe luogo una seconda “svendita”.
Questa volta i prezzi furono meno popolari (circa 1000 marchi a moto), ma l’operazione ebbe pieno successo, pur sempre nella ristretta cerchia di piloti e meccanici dell’ambiente.

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