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Sotto i 5000 giri la potenza è quasi inesistente, ma superata quella soglia l’erogazione è fluida e generosa raggiungendo la sua coppia massima, ben 11,5 cavalli, già intorno ai 10.000 giri.
Si può quindi  evitare di portare il motore al suo regime massimo di 12.000 giri, con tutte le benevole conseguenze del caso: meno rotture, meno incidenti.
I sette rapporti di cui si può fregiare questa piccola meraviglia obbligano ad una guida molto vivace ed è indispensabile continuare a cambiare le marce; di contro si gode del fatto che si può sempre contare sulla marcia giusta per affrontare qualunque ostacolo.
Con le marce basse la moto scalpita e salta senza difficoltà; prima di apprezzarla al meglio è richiesta un minimo di pratica anche se è doveroso riconoscere che si acquista la giusta confidenza rapidamente e senza grandi difficoltà.
Anche in settima il motore ha una discreta progressione e quasi non si avverte la marcia “lunga”,  capace di velocissime performance.
Pur essendo ancora una “biammortizzatore” la sua reazione alle asperità del terreno è già di classe moderna; la guida è molto confortevole, precisa, sempre all’altezza delle varie difficoltà che si possono via via incontrare.
I freni in magnesio ricalcano quelli di serie e sono decisamente affidabili, progressivi ed efficienti.

Tutte le meraviglie presenti nella 50 le abbiamo ritrovate nella 125 con il plus di avere una potenza più che doppia abbinata ad un basso regime degno di un mulo.
Semplicemente strabiliante !!
25 cv a 7500 g/m, da sfruttare al meglio grazie ad un solido cambio a 6 marce.
Rispetto all’ineguagliata armonia del modello che consacrò la Zundapp nell’olimpo della regolarità mondiale alla fine degli anni ’60, questa versione soffriva già della standardizzazione dovuta alla “plastica” e non era così fortemente caratterizzata come negli anni precedenti.
Una piccola e marginale pecca che non riduce certo l’enorme interesse che suscitano queste moto ogni volta che vengono esposte al pubblico.
La travolgente cavalcata della Zündapp giunse alla fine del decennio visibilmente ridimensionata.
L’ormai glorioso telaio a doppia culla, al pari del suo leggendario motore, dimostravano di aver fatto il loro tempo.

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