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PUCH (1903 – 1987)
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A condurre questi piccoli gioielli furono chiamati due ottimi piloti bergamaschi emergenti ma già plurivittoriosi, Gino Perego e Giuseppe Signorelli.
Il connubio risultò azzeccato e la Puch si ritrovò in cima alle classifiche per alcuni anni ancora.
Sul mercato vennero proposti i tre modelli dell’anno precedente, mentre sul versante sportivo i piloti della Puch furono sempre in prima linea, cogliendo prestigiosi successi.
Alla Valli Bergamasche (Bratto, 13/14 settembre) Giuseppe Signorelli fece sua la classe 75, mentre Bernardino Gualdi mancò di un soffio la vittoria nella classe 175, arrivando solo secondo, seguito al quarto posto da Sergio Belussi.
In occasione della ISDT dell’Isola di Man (13/18 ottobre) la Puch mantiene i suoi impegni e prepara direttamente le moto dei suoi piloti migliori.
Venne allestito direttamente a Graz anche il cinquantino che arrivò in Inghilterra al seguito dei piloti austriaci; modificato in più punti, si notavano gli ammortizzatori posteriori più inclinati e con una maggior escursione, si dimostrò imbattibile.

In sella a questa moto Gino Perego trionfò nella classe 50 superando tutta l’agguerritissima concorrenza; nella classe 175, Giuseppe Signorelli arrivò 3°.
La superiorità di Perego venne confermata anche nel Campionato Italiano, primo nella classe 50 cc.
Questa volta toccò a Sergio Belussi arrivare 3° nella classe 175.
Verso la fine della stagione venne annunciata agli importatori italiani, i fratelli Frigerio, la volontà di uscire definitivamente dal mercato regolaristico; la scelta fu talmente radicale che tutti i suoi piloti vennero liberati e fu concesso agli intraprendenti fratelli Frigerio, di divenire a loro volta costruttori di moto utilizzando il marchio Puch-Frigerio.
A seguito di questa drastica decisione, a partire dal 1976 la storia si biforca e imbocca due strade parallele, ma differenti.
Le medio alte cilindrate, costruite interamente in Italia e motorizzate Rotax, mantennero infatti il marchio Puch solo nominalmente, ma sono da considerarsi assolutamente autonome e indipendenti rispetto alla casa di Graz, con la quale troncarono ogni rapporto, e non debbono essere confuse con le moto austriache.

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