KTM (1955 – 1985)
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1961 – nei primi anni sessanta in casa KTM preferirono concentrarsi sul settore commerciale ampliando la gamma e la produzione di ciclomotori, e trascurarono inevitabilmente la Regolarità.
Non vennero quindi messi in cantiere nuovi modelli e si continuò a lavorare sulla 125 Trophy.
La partecipazione al Campionato Austriaco (OSK) fu limitata a sole due 125, affidate ad Alfred Fladl e Toni Kiemeswenger, ed una 175 affidata a Erwin Lechner.
1962 – Il 1962 fu negativamente segnato dalla morte, all’età di 53 anni, di Hans Trunkenpolz cui succedette il figlio Erich Johann.
Inevitabilmente si prolungò il periodo di stasi progettuale e l’ormai datata 125 Trophy, pur combattendo con grande onore ed aggiudicandosi più di una vittoria, faceva sempre più fatica ad emergere, specie contro l’altra formidabile concorrente austriaca, la Puch, che viceversa godeva di grandi risorse e dominava la scena in quasi tutte le cilindrate.
Proprio per trovare nuovi spazi in casa KTM si decise di espandere l’attività nel settore dei piccoli ciclomotori e scooter, dando vita ad una seconda fase dell’attività agonistica che la vide concentrarsi quasi esclusivamente sulla classe 50cc.
1963 – Nasce in quell’anno un modernissimo ciclomotore stradale, il Comet 50, che nella sua versione di punta venne equipaggiato con l’eccellente motore Sachs a cinque marce, da 4,5 cv.

1964 – Il grande successo commerciale di tutti i suoi modelli da 50 cc indusse la dirigenza a ritornare sulla scena sportiva con nuove moto, proprio da 50 cc.
Dopo che Erich Johann si insediò alla guida della KTM iniziò un secondo ciclo agonistico che archiviò definitivamente l’epopea culminata con l’ormai vecchia 125 Trophy.
Partendo dal prestigioso modello Comet venne allestita una piccola serie di moto da competizione in fuoristrada che non conservava quasi nulla delle Mustang o delle Trophy del primo periodo, tranne la grande esperienza maturata nel frattempo da progettisti, tecnici e piloti della casa di Mattighofen.
Come nel modello di serie il telaio era in lamiera con il motore Sachs 50 montato a sbalzo; il gruppo di scoppio veniva direttamente da Norimberga, in tutto simile a quelli che negli stessi anni equipaggiavano le Hercules ufficiali, con cilindro in ghisa e testa a ventaglio in alluminio capace di erogare ben 6 cv, esaltati da un robustissimo cambio a cinque marce.
La scelta della lamiera scatolata favorì la realizzazione di una grande cassa filtro ed un comodo bauletto porta-attrezzi, in posizione strategica, proprio sotto la sella.

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