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1959 – Con l’istituzione della nuova classe 50, per il momento solo a livello nazionale, il neo-nato Reparto Corse focalizzò le sue attenzioni su questa nuova frontiera.
Come base di partenza fu scelto un ciclomotore già collaudato, il Combinette Sport, le cui originalissime caratteristiche si possono così riassumere:
telaio a costruzione mista: cannotto di sterzo tubolare, saldato, con rinforzi al tubo discendente verso la triangolatura, innestato per pressofusione sulla parte posteriore, in lega di alluminio Galsi 9, incorporante scatola filtro sulla sinistra, con coperchio stampato in alluminio e guarnizione interposta, cassetto porta attrezzi/fusibili e mammut vari sulla destra, anch’esso chiuso da coperchio stampato in alluminio e ispezionabile con pomelli a vite di cui l'anteriore caratterizzato da apertura a svitamento, previo inserimento di chiave.
La fusione terminava a metà parafango posteriore, al quale era avvitata la seconda e ultima parte, anch'essa in alluminio.
Il forcellone posteriore era in lamiera stampata, a gusci saldati longitudinalmente, montati su silentblock, con un perno da 12mm.
Il motore, anch’esso montato su silentblock e raffreddato ad aria, era composto da testa e cilindro in alluminio (39 x 41,8), con canna cromata e pistone Mahle a cielo leggermente bombato, dotato di due fasce elastiche a "L".

La versione stradale, con il carburatore da 12mm (Bing 1/16/001), a vaschetta laterale semi-incorporata e starter manuale, raggiungeva la potenza di 2,6 cv a 4.830 g/m.
Cambio ad espansione di biglie a tre marce, con comando a pedale sulla sinistra e leva marce coassiale alla messa in moto, il cui ritorno era comandato da una molla elicoidale "a precarica", piazzata all'interno del carter sinistro esterno.
Accensione a puntine, impianto a 6V, senza batteria.
Ammortizzatori posteriori Zündapp, a molla, interna ai foderi e corpo ammortizzante ad olio, non smontabile.
Forcella in lamiera d’acciaio stampata e saldata, semirigida, con clacson incorporato.
All'interno della carenatura creata dalla stampata, all’altezza del mozzo, alloggiavano due biscottini oscillanti, imperniati a mezzo boccole, sulla lamiera della forcella, da un alto e dall'altro supportavano il mozzo ruota da 120mm.
Questa specie di mini-Earles (ripresa sul famoso Ciao Piaggio) comprimeva due molle che consentivano un'escursione di 50 mm. senza interposizione di ammortizzatori o freni, e fondo corsa su tamponi di gomma.


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