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Forse mi sbaglierò, e io me lo auguro, ma temo molto perché coloro che stanno studiando il progetto non hanno mai visto una competizione enduristica.
La SEI GIORNI di quest’anno (2001) ha dimostrato ancora una volta che se si da fiducia e aiuto ai giovani i risultati non tardano ad arrivare.
La Federazione Italiana aveva già creato l’anno scorso il Team Italia anche per l’Enduro e quest’anno i piloti del Trofeo Junior hanno vinto mentre nel Trofeo Senior, con solo due “vecchi”, è stato il secondo posto a poco più di 2 minuti dai francesi che correvano in casa!
La scuola italiana, anche con pochi piloti a disposizione, è la vincente perché adotta il criterio che io 30 anni fa iniziai ad utilizzare: far competere i giovanissimi con i più quotati campioni.
Non solo i giovani esaltano le loro prestazioni ma imparano sul terreno come ci si comporta nelle competizioni ad alto livello e, particolarmente, nella SEI GIORNI che è una gara veramente di durata di mezzi, ma, forse e soprattutto, di nervi.
Ho finito. Siamo all’anno 2002 e la “corazzata Italia” non c’è più. Ed anch’io non ci sono più.
L’ENDURO esiste ancora sulla carta e nella Commissione FIM che lo rappresenta ma l’attività sportiva in tutte le nazioni va sempre più diminuendo: i giovani hanno altri interessi e i dirigenti hanno perso la voglia di fare.
Il futuro è nero però speriamo sempre in una svolta improvvisa che dia una sferzata di novità ad un mondo bellissimo ma che è diventato vecchio. Come me!

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