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Fu una battaglia durissima: mi si diceva che il sistema da me proposto favoriva il più forte! Da quando in qua il più debole deve vincere? Contemporaneamente proponevo che fosse consentita, una sola volta, la ripartenza per i ritirati che fossero però membri di squadre di Club.
Allo stesso modo insistevo per la ulteriore e definitiva divisione della commissione in due per avere, finalmente, la possibilità, per ogni specialità, di parlare la loro lingua senza perdere tempo ad ascoltarne un’altra.
Ad ogni modo, nel suo insieme, le regole dell’Enduro erano ora abbastanza vicine al mio modo di pensare essendo ridotta, come ho detto, la punzonatura al solo telaio, essendo permesso di ricevere pezzi di ricambio in ogni parte del percorso col vincolo, però, che fosse il pilota ad effettuare le riparazioni senza l’aiuto manuale dei meccanici.
Nel 1991, in Nuova Zelanda, divento Vice Presidente della Commissione e mi accorgo subito che da quella posizione è più facile parlare e farsi ascoltare.
Dalla Nuova Zelanda, prima di tornare in Patria, passo dall’Australia per un seminario in vista della SEI GIORNI che si sarebbe svolta l’anno dopo nel Nuovo Galles del Sud.
Il posto è gradevole con un clima pressoché temperato e un terreno favorevole ai nostri piloti: non mi sbaglio!
L’anno successivo gli azzurri trionfano! E’ il 1992 e comincio a sentire che la mia stagione sta per finire: ancora un paio di anni poi addio a tutto questo mondo meraviglioso nel quale sono stato totalmente immerso per una vita.

Ma non voglio lasciare senza aver completato il mio programma: affondo l’attacco con argomentazioni ancora più pressanti e mi presento al Congresso di Dublino, nel 1993, con le mie proposte sempre più vive.
Il Consiglio di Direzione della FIM dice di no alla divisione della Commissione ma io scopro un vizio di forma procedurale, la loro decisione viene annullata, e l’Assemblea Generale, con larga maggioranza, accoglie la proposta e la Commissione Enduro vede la luce!
E’ una prima vittoria che, il giorno dopo, sarà seguita da quella , ancora più importante, che accoglie tutti i punti di modifica del regolamento SEI GIORNI.
Sono passati quasi 7 anni e nel mondo si corre ancora con i miei regolamenti anche se sono il primo io a dire che essi sono ormai vecchi e vanno rifatti. Ma i membri della CER sonnecchiano, cambiano una virgola con un punto o viceversa e tutto rimane come prima.
Intendiamoci, io sono fiero che le mie regole resistano tanto a lungo ma mi rimane il dubbio se esse siano talmente buone da non essere cambiate o, come ho detto, la pigrizia mentale dei componenti la Commissione le lascia come sono per non affaticarsi!
Siamo ormai giunti alla fine della mia storia che si conclude nel 1994 con la presidenza di giuria alla seconda SEI GIORNI americana che si corre a Tulsa in un ranch privato di un tizio pittoresco americano fino alle midolla.
Purtroppo americano è anche il Direttore di Gara che interpreta i regolamenti all’americana: per tutta la durata della gara ho dovuto riprenderlo più volte per grossolane topiche tali però da far inviperire molta gente tanto che, ritornato, per l’ultima volta, in Commissione gli farò ritirare la licenza.
Così, con un’ultima piccola burrasca finisce la mia vita sportiva: è durata oltre quarant’anni ma è fuggita via in un attimo come tutte le cose belle.

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