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Compero, per una lira, le sei moto necessarie (che poi rivenderò subito dopo la gara alla stessa DUCATI per la stessa cifra) e preparo la squadra con 5 piloti molto esperti e uno giovanissimo.
La scelta è dettata dal fatto che gli anziani sapranno fare buon uso di un mezzo strettamente di serie mentre il giovane mi dimostrerà quanto incida la foga giovanile in una gara che è anche basata sul calcolo nel dosaggio delle forze fisiche e meccaniche.
risultato ottenuto sul campo non è male anche se al terzo giorno perdo un uomo per la bruciatura dell’accensione elettronica. La Casa costruttrice userà a lungo l’immagine di un pilota durante la SEI GIORNI dell’Isola di Man ai suoi fini pubblicitari.
Adesso mi metto a studiare seriamente il problema per avere piloti competitivi che possano finalmente battersi per il podio nelle gare internazionali. Decido di applicare immediatamente una mia vecchia filosofia (non certo mia né originale ma valida) di far competere con i migliori i miei piloti: è l’unico modo per imparare.
Decido perciò, d’accordo con la Federazione Italiana di iniziare subito, dal 1972, a partecipare al campionato europeo. Roma mi pone solo una condizione: devi usare moto italiane.
Non è facile perché sul mercato sta irrompendo una marca che ancor oggi è fra le più note: la KTM che i migliori cercano di avere per ottenere risultati soddisfacenti. Quasi in sordina, però, da poco viene commercializzata una moto costruita interamente in Italia, con un propulsore tedesco, con un nome che pare straniero, SWM, ma che straniero non è.

Mi rivolgo a loro che subito accettano. Durante l’inverno e la primavera testiamo queste moto sia in gare nazionali sia privatamente per verificare se possano essere competitive con quelle straniere.
Sono “due tempi” ed hanno una ciclistica che nulla invidia alle altre più famose. I test sono soddisfacenti e così, con tre piloti, due già esperti e uno non ancora diciottenne inizia l’avventura del Campionato Europeo di Regolarità.
Siamo quindi nel 1972! I risultati che otteniamo subito sono altamente incoraggianti e addirittura posiamo inscrivere nella nostra agenda un secondo posto in Germania Orientale a Zschopau luogo di nascita delle SIMSON.
Ricordo che lassù incontrammo il nostro Gritti che correva per la PUCH austriaca e che con grande gioia venne a trovarci per parlare “un po’ di bergamasco” perché nella sua squadra erano tutti austriaci!
Comunque quell’anno ’72 resta per me una pietra fondamentale su cui venne fondata la moderna Regolarità Italiana che, presto, prederà il nome di ENDURO come anche oggi viene chiamato questo sport.
Io, personalmente ho sempre rivendicato questo fatto e lo ribadisco ancora oggi: io, e nessun altro, ha dato il via al prorompere di una supremazia mondiale dei piloti italiani che dura praticamente tuttora perché i migliori piloti in gara portano nomi che mi sono famigliari in quanto sono gli stessi che correvano già durante la mia presenza sui campi di gara e io ormai sono assente da essi da più di 6 anni!

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