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Cosa succede? Niente di speciale: sta salendo le scale della tribuna il governatore! Va a sedersi al suo posto e in quel momento la vita ricomincia. Egli chiacchiera per un poco poi, ad un certo punto si alza e bisogna stare attenti perché tutti si devono alzare, e se ne va sul circuito a stringere la mano a tutti i partecipanti.
Per fortuna mentre lui è impegnato nei suoi doveri noi possiamo sederci salvo poi rialzarci quando ritorna. Nel frattempo mi sono accorto di un’altra strana cosa: qui, dalla stessa parte della tribuna, sul bordo della strada ci sono molti bidoni appesi ad un palo con un tubo di gomma allacciato all’estremità inferiore; serviranno per il rifornimento di carburante.
Squilli di tromba: si parte. Lo starter, cronometro alla mano, fa partire, a due o tre per volta, tutti i piloti dopo di che l’attenzione viene richiamata dalle frecce di cui ho detto più sopra: esse ci diranno dove il pilota numero “tale” si trova in quel momento.
I rilevamenti sono quattro, come ho detto, l’ultimo è vicinissimo all’arrivo, è il celebre Governor’ Bridge. Quando il pilota passa questo punto la lampadina si accende e il corrispondente “scout” si tiene pronto con la mano a levare il primo foglio del pacchetto che dirà che quel pilota a compiuto il primo giro e rimarrà visibile il numero di giri che dovrà ancora fare.
Non sarà mai un numero alto perché ogni giro del percorso misura ben 60 chilometri! Ecco perché c’è tutto il tempo di andare a mangiare nella tenda della giuria o di chiacchierare con qualcuno o semplicemente bere qualche cosa (che in Inghilterra non è mai aranciata o coca cola!).

Una parola ancora sul percorso che, come ho detto, è lungo 60 Km. Come si fa a chiuderlo al traffico trattandosi di strade normali che attraversano villaggi e che spesso sono affiancate da marciapiedi? Semplicissimo. Ad ogni incrocio c’è un poliziotto che ad un determinato punto segnala al collega del prossimo incrocio che il momento è giunto: in pochi minuti una transenna blocca l’accesso alla strada interessata dalla corsa e il resto lo fa il senso del dovere tutto inglese. Per riaprirlo si procede inversamente e tutto e fatto.
Devo fare ancora qualche considerazione sul carnet-programma che mi è stato dato all’arrivo. Praticamente ogni sera, dalle 18 alle 19 c’è in programma o un ricevimento o un cocktail in qualche casa privata dei notabili di Douglas.
A seconda della persona che ti invita ti devi vestire in un determinato modo: per esempio dal governatore, smoking mentre dagli altri normalmente in scuro. Questi inviti si prestano a bevute gigantesche perciò bisogna stare molto attenti a non mescolare i cocktail fra loro e soprattutto attenti alla lucetta del “troppo pieno”.
Sono onesto e devo dire che ho bevuto, questo e certo, ma mai mi si è accesa la luce di pericolo! Ah! Dimenticavo un successo strepitoso personale quando al pranzo ufficiale nel castello vicino all’aeroporto, ho dovuto, per tradizione, fare un discorso in inglese ad un pubblico inglese: benedissi il giorno che, 10 anni prima. avevo deciso di studiare la lingua!
Al mio ritorno in Italia ho subito una brutta sorpresa: la GILERA ritira la sua offerta di fornire le sue moto per la SEI GIORNI. Mi metto subito in caccia di un’altra casa e gira e rigira trovo finalmente nientemeno che DUCATI disposta a darmi le sue grosse moto, strettamente di serie, ma in grado, anche per potenza, di sostenere un impegno così duro.

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