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Ma non era finita: in tavola non c’erano bicchieri! Noi avevamo portato persino il vino e perciò chiedemmo di poter bere. Ci risposero che i polacchi quando mangiavano non bevevano e viceversa e ci volle una bella dose di pazienza per ottenere quanto ci occorreva.
Per due giorni, perché il terzo giorno i bicchieri sparirono di nuovo! Nuova richiesta e questa volta risposta ancor più sbalorditiva: oggi vi serviamo a fine pranzo un gelato perciò niente bere! E così via in queste piccole cose ma che ci rendevano consapevoli di non essere soli sulla terra e che, nello stesso tempo, ci insegnavano esperienze che poi, con gli anni, si resero utilissime prima di ogni trasferta all’estero.
Allora l’Europa era da poco uscita dalla seconda guerra mondiale e nei vari Paesi si ritrovavano ancora intatti gli usi antichissimi che solo un po’ più tardi sarebbero stati estirpati dal turismo di massa che impera ai nostri giorni (io sto scrivendo nel 2000).
Ho potuto perciò percepire i veri sentimenti dei popoli europei, uno per uno, ed è per questo che sono scettico sulle possibilità di fare un ‘Europa unita. Intendiamoci, essa si farà, sicuramente, ma non così facilmente come ci viene prospettato.
Ma ritorniamo alla mia storia. Ho detto del Moto Club Bergamo ora entra in ballo la Federazione Motociclistica Italiana. Dal 1913, con l’intervallo delle due guerre, si svolge ogni fine stagione agonistica la SEI GIORNI INTERNAZIONALE DI REGOLARITA’ gara cui partecipano non meno di 20 squadre provenienti da ogni parte del mondo.
L’Italia vi partecipa ma con risultati deludenti (fino al 1950 ha vinto due volte, nel 1930 e 1931 poi il buio) ma, ora che i piloti bergamaschi dimostrano un livello agonistico apprezzabile, fa si che Roma si rivolga a Bergamo per organizzare la partecipazione a questa importantissima manifestazione.

E così avviene: nel 1958 la squadra di piloti, di meccanici, di accompagnatori e dirigenti è praticamente tutta bergamasca e il medico della squadra è il sottoscritto. Si parte per una nuova avventura e una nuova esperienza.
Il Paese organizzatore è la Germania e il luogo di gara una stazione sciistica già notissima: Garmisch Partenkirchen. Io, con le gare seguite in Italia e all’estero con il mio Moto Club, mi sono già fatto un’esperienza soddisfacente per essere, sul percorso, al posto giusto al momento giusto e, in tempo utile all’arrivo del mio primo pilota per assicurare assistenza se necessario.
Devo subito dire che questo tipo di gara motociclistica non è molto pericoloso e, al massimo, si può rompere una gamba, cosa , anche questa, rarissima; in tanti anni di attività ne ricordo si e no un paio.
Certo ci sono stati anche incidenti mortali ma fra tutti i partecipanti, di tutti i Paesi in tutti gli anni, li posso contare sulle dita di una mano e, tutti, per incidente non per niente dissimile a quanto avviene sulle comuni strade di traffico di tutti i giorni. Comunque quella mia prima SEI GIORNI doveva segnare il mio destino nello sport motociclistico nazionale e, addirittura, internazionale.
L’episodio, che ho raccontato più volte, è questo: non so se fosse il secondo o terzo giorno di gara quando qualcuno mi disse, in un orecchio, che un pilota italiano aveva rotto un ammortizzatore. Catastrofe! Perdere un pilota voleva dire precipitare all'ultimo posto della classifica senza più alcuna speranza nemmeno di piazzamento onorevole.

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