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Valli Bergamasche Revival 2003
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E allora? Sono tagliato fuori? No, non proprio del tutto. Grazie all’ormai datata amicizia con Massimo Sironi, Presidente della Norelli, ed in virtù della suddetta moto e del Registro Hercules, ottengo, insieme all’amico Roberto Biza, anche lui sul suo K 50 GS del ’69, il pettorale M (Marchal, commissario).

Questo ci offre la possibilità di poter percorrere tutto il percorso della gara, anche se fuori dei controlli, e di cimentarci nella prova di Abilità. “Con calma,” ci raccomandano “senza rovinarla!”.
In cambio dobbiamo verificare che, dove passiamo, sia tutto in ordine, segnaletica compresa, ed evitare, ove possibile, che gli intrusi si infiltrino lungo il percorso.
Ci viene concesso anche l’onore di poter parcheggiare le moto all’interno del Parco Chiuso, il recinto appunto, creato nel centro della piazza per contenere l’irruenza, inizialmente ancora sopita, delle moto pronte al via.

Manca solo il numero dipinto a mano all’ingresso dal quasi leggendario Enzo Paris sulla nostra tabella anteriore gialla. Peccato!
Ora che abbiamo sbrigato la parte burocratica, possiamo aprire la nostra mente ed il nostro corpo ai tre dei livelli primari di percezione maggiormente coinvolti in questo genere di avvenimenti: la vista, l’udito e l’odorato. Ovvero, con o senza distinzione e uno per l’altro o tutti assieme, le moto, i piloti e l’ambiente.

Moto
Delle moto, il patrimonio, si può dire che finalmente sono state tirate fuori da garage, stalle, esposizioni, salotti…, e ripulite, controllate, provate,… ricontrollate e riprovate; caricate su carrelli e furgoni per essere trasportate, forse ignare, verso il Parco Chiuso della Valli Revival.
Si saranno poste diverse domande, da “Chi ha aperto le tapparelle?” a “Cosa ci faccio qui 0 in mezzo a questa bolgia?”. “E adesso, cosa succede? Mi vuole accendere il motore, e poi?” “Porca miseria, ma deve proprio buttarmi giù di lì, non poteva passare dal prato?”
Anche perché molti sono saliti sulle moto che quasi non avevano ancora finito di scaricarle, per andare a “provare il percorso” o, meglio, a recuperare il tempo perduto.

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