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MZ (1946 – 1992)
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La moto che dominò incontrastata nel corso degli anni ’60 fu di stretta derivazione stradale e adottò le medesime sigle identificative in uso nei modelli stradali:
A parte la RT 125 dei primi anni ’50, tutti gli altri modelli furono marcati con la sigla ES/1 (per tutte le classi 125, 150, 175, 250), affiancata dalla sigla ETS/1 già a partire dal 1964, compresa la variante G (GeländeSport); entrambe le sigle cessano definitivamente nel 1973 e si prosegue con i nuovi modelli TS, caratterizzati da nuovi telai a doppia culla, sino al 1980; dopo di che, dall’81 in avanti la nuova sigla che identificherà i telai sarà ETZ.
Proprio perché il progetto è di stretta derivazione stradale, lo sviluppo del motore fu inarrestabile, costantemente arricchito al suo interno da una componentistica specificamente studiata per l’uso agonistico e da gruppi di scoppio progettati e realizzati nel suo reparto corse, mentre la moto subì pochissime modifiche estetiche.
Al suo esordio fu equipaggiata con un grosso faro anteriore sovrastato da una sinuosa protezione in tubo di ferro che resistette sino al ’65, in seguito venne adottato un faro più piccolo e meno pesante; il caratteristico serbatoio tondo e panciuto tenne duro sino al ’69, quando venne sostituito da uno in alluminio.
Anche il motore esteriormente non variò un gran che tranne che nella testa:
le caratteristiche alette dritte vennero modificate nel ’67 con delle ampie svasature per accogliere le nuove sedi delle candele.

Dopo circa un decennio di vittorie sempre con lo stesso modello, pur costantemente migliorato e corretto, fa il suo esordio, a cavallo fra il ’69 ed il ‘70, un nuovo motore nel tentativo di competere con le nuovissime Jawa che nel frattempo scendono in campo.
Cambia il basamento e la componentistica interna; migliora la potenza e sui alcuni modelli appaiono anche delle accattivanti teste radiali.
Il motore da 250 cc è perfettamente quadrato (68 x 68) ed eroga 32 cv a 6.800 g/m.
Dal 1970 in avanti la messa in cantiere di nuovi motori o nuove componenti degli stessi è molto ricca ed è difficile ricostruirne la corretta evoluzione, sia per le infinite differenze fra le diverse cilindrate, sia perché confrontando una discreta varietà di foto dei molti modelli usati , la datazione di ogni singola variante si confonde di gara in gara e solo chi fece parte del reparto corse potrebbe dire come sono andate veramente le cose.
Noi ne ricostruiremo l’evoluzione più a grandi linee, soffermandoci solo sui cambiamenti più evidenti, di cui abbiamo data certa.
Per quanto attiene la parte ciclistica, anziché progettare una nuova moto, per il momento, ci si accontenta di tante modifiche parziali che non furono sufficienti per replicare i trionfi degli anni ’60, ma che la mantennero comunque ai vertici delle classifiche.

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