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MZ (1946 – 1992)
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Dieci anni di continue vittorie in quasi tutte le classi avevano messo le cugine dell’Ovest alle spalle ed addirittura in ginocchio l’industria italiana ed inglese.
I nostri mercati apprezzavano i loro prodotti e sarebbero stati pronti ad assorbirli.
L’Est poteva contare su di una classe di progettisti di primissimo ordine, tecnologie avanzatissime e ineguagliate, metalli nobili in quantità provenienti dagli sconfinati giacimenti dell’URSS, maestranze qualificate e organizzate, disposte a lavorare molto in cambio di bassi stipendi.
Se in quegli anni il blocco comunista avesse giocate le sue carte migliori spostando la battaglia dai campi sportivi al mondo del commercio, molto probabilmente, la storia avrebbe avuto un corso differente.
In quel momento l’Est aveva in mano il mercato e la sua temibilissima concorrenza avrebbe potuto schiacciare l’occidente e mettere in un angolo persino il Giappone.
E’ sintomatico il fatto che nei primi anni ’60 Leopoldo Tartarini (Italjet) montò su ciclistica italiana un motore da 125 cc MZ.
La moto era marcata Italemmezeta e restò in produzione alcuni anni.

Il rapporto di collaborazione andò avanti in modo intermittente seguendo una logica non commerciale e venne alla fine congelato per motivi politici facendo naufragare l’esperimento. Eguale sorte fu riservata ad una piccola serie di repliche delle moto ufficiali da destinare ad un pubblico ristretto, civile e non più militare, che sia la MZ che la Simson, misero in produzione proprio nel 1970.
Questo timido tentativo si protrasse per alcuni anni e potrebbe proprio far pensare che qualcuno o qualcosa avesse spinto nella direzione giusta, ma le ferree regole dettate dalla politica imposero altre scelte e impedirono alla DDR, e con essa a tutti i paesi dell’Est, di attingere alle ingenti risorse economiche che la libera economia di mercato dell’ovest poteva offrire.
La miopia dei dirigenti comunisti che anteposero l’interesse politico all’interesse economico fu un errore strategico fondamentale; da quel momento inizia per l’Est un periodo di inarrestabile declino che portò, 19anni più tardi, al crollo dell’intero sistema politico organizzativo.

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