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1964 – Nel 1964 la Manet ampliò la sua offerta di scooter con due nuovi modelli, il Manet S – 125 ed il Tatran 125, che fra i due, rappresentava il modello di punta.
Al pari del fratello di minor cilindrata, era dotato di un motore monocilindico a due tempi, con la stessa corsa, ma con un alesaggio superiore, 56 x 50 pari a complessivi 123,15 cc, in grado di erogare 7 cv a 5.300 g/m.
Sul suo fianco posteriore sinistro, apparve per la prima volta la scritta stilizzata, Tatran, seguita dalla cifra 125.
La stessa scritta stilizzata, senza cifre d’accompagnamento, venne riutilizzata per marcare tutta la produzione d’eccellenza della Manet, che, negli anni ’60 si affacciò al mondo delle competizioni, nazionali ed internazionali.
Tatran è un aggettivo molto diffuso in Slovacchia, equivale al nostro “alpino” e trasmette immediatamente l’immagine positiva della forza e della robustezza.
Fa espresso riferimento alla catena dei Monti Tatra, al confine tra Polonia e Slovacchia, la parte più alta dei Carpazi, e la sua identificazione territoriale ha fatto sì che la stessa denominazione sia stata attribuita a molteplici attività slovacche, dagli alberghi alla birra, dalle squadre di calcio alle razze di cani.
Tatran, quindi, non fu una fabbrica, ma un semplice marchio, spesso accompagnato dalla sigla Jawa, applicato ad una limitata e pregiatissima serie di moto da competizione, prodotte dalla Povazske Strojarne, che ribadì la sua paternità applicando il marchio grafico originale che già distingueva le moto Manet, ben in vista sui carter motore delle sue moto.

1965 – Contemporaneamente alla produzione di serie dei ciclomotori Jawa e degli scooter Manet,  a Povazska Bystrica, superata la fase della ricerca e lo sviluppo, nel 1965, misero in campo una bella moto da velocità, marcata Jawa–CZ .
Telaio monotrave centrale, tubolare con motore a sbalzo e ancoraggio supplementare sulla testa, motore monocilindrico a due tempi, con ammissione a disco rotante, da 50 e 75 cc, frizione a secco e cambio a sei velocità.
Gruppo termico in alluminio, verticale, con le alette della testa dritte e scarico ad espansione innestato sul posteriore.
Leggermente più convenzionale, ma altrettanto affascinante, la versione da fuoristrada, denominata Tatran 50, che condivideva lo schema progettuale di base, telaio e motore, con collettore di scarico anteriore ed una bella scatola filtro sotto la sella.
La moto godeva di un allestimento specifico, molto sofisticato, con le forcelle anteriori a bracci oscillanti che le conferivano un aspetto esteriore molto simile alle cugine della Germania Est, le Simson.
La soluzione del disco rotante, fu ottimizzata, con un condotto di ammissione ricurvo che permetteva di montare il carburatore arretrato rispetto al motore e coperto dal gruppo termico.
A differenza delle Simson, però, la piccola Tatran non partecipò mai a delle prove internazionali, e si limitò a correre in casa o in altri paesi del blocco sovietico.


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