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Camerino Revival - Rievocazione Storica 2004
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Oggi, Domenica 12
Per via della situazione logistica un po’ difficile dei vicoli di Camerino, oggi come 30anni fa, mi porto sul posto alle 7 del mattino e parcheggio proprio di fianco a palazzo Ducale. Il cielo è nuvoloso con qualche squarcio e verso le otto decide addirittura di scaricare un po’ d’acqua, ma solo per una decina di minuti. Pian piano arrivano tutti e le moto iniziano ad uscire dal Parco Chiuso. È il momento di avviare l’Hercules che, dopo un inizio brillante, cambia idea. Per fortuna la discesa à un buon alleato e dopo un po’ di su e giù, la moto inizia a girare bene. Finisco di vestirmi e mi preparo a partire.
Come da programma alle 09:00 iniziano le partenze. In gruppi di tre/quattro moto si è chiamati sulla pedana e viene dato il via. Essendo una prova non competitiva non ci sono né fotocellule, né cronometri. Lascio sfilare un paio di gruppetti e poi mi aggrego. Si inizia scendendo verso Muccia per un primo tratto asfaltato e il mio Sachs non gira proprio bene: in alto comincia a scoppiettare. Essendo la prima uscita dopo la messa a punto confido che a motore caldo le cose vadano meglio.

E così è, solo che il primo tratto fuoristrada è un viottolo sterrato e dopo il passaggio dei piloti, la polvere che si è sollevata mi acceca. Per un attimo mi sento quasi a casa anche se la nebbia della val Padana raramente è così fitta, tanto da costringermi a fermarmi, giusto in tempo per non fare un bel dritto contro un muretto. Aspetto che la nebbia si diradi, ma perdo l’attimo e arrivano altri scatenati per cui devo rimandare, ma finalmente riesco a ripartire. Nel frattempo mi ha raggiunto l’amico Lamberto Poggi che, saggiamente, non ha partecipato con la Rokon, ma con una Bultaco Matador Six-Days 250 MK-IV dell’81.
Proseguiamo insieme mentre la nebbia si dissolve e raggiungiamo “il” bivio: a sinistra si sale verso il tratto difficile, mentre a destra continua quello normale. Un cenno del capo e prendiamo per la salita e dopo pochi metri di asfalto inizia lo sterrato, e anche un po’ di traffico. Il sentiero sale subito bene, secco ma coi fianchi ripidi e alla prima esitazione ci “obbliga” a stare in mezzo dove c’è un corridoio di ghiaietto rosa che ha la consistenza delle sabbie mobili. Poche curve gambe e frizioni iniziano a sentire l’impegno. Superiamo e veniamo superati ma mentre alcuni fanno fatica come noi, altri sembrano lì a fare una scampagnata.
Faccio una breve pausa, anche per scattare qualche foto (son qui anche per questo) e riparto. Riesco a fare un bel pezzo senza grossi problemi, ma poi, rimango bloccato a metà di un tornante da... un ingorgo! Dopo un attimo di smarrimento, lasciata la moto sul cavalletto, proseguo la salita a piedi: ai lati del sentiero ci sono altri piloti fermi senza casco e mi spiegano che dopo la curva che si vede là in cima, a causa del tratto più impegnativo ci sono una trentina di moto ammucchiate.

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