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1966 – Sin dal suo primo modello la Morini centrò l’obiettivo, sfornando una moto già fortemente competitiva. Il segreto di questo successo è da ricercare nel fatto che se il cervello della Morini era a Bologna, il suo cuore si trovava a Bergamo.
Alfonso Morini, Dante Lambertini e Nerio Biavati seguirono in quel di Bologna la progettazione, ma è a Bergamo che lo sviluppo dei vari modelli fu testato sul campo, ed è grazie alla collaborazione con la famiglia Dall’Ara, che i successi continuarono ad arrivare copiosi.
L’officina del signor Aldo fu un punto di riferimento certo per un pool di piloti bergamaschi di primissimo ordine che, organizzati e assistiti direttamente, costituirono un autentico squadrone capace di imporre per diversi anni la Morini in testa alle classifiche nazionali e internazionali.
Ogni modifica inventata a Bologna veniva testata la domenica successiva dai migliori collaudatori del mondo ed ogni lunedì mattina partiva un input per Bologna.
Franco, Sandro ed Ezio Dall’Ara, Edoardo Dossena, Alessandro Gritti, Arnaldo Farioli, Giovanni Collina, Fausto Oldrati, Giuseppe Signorelli, Demetrio Bonini, Bernardino Gualdi, Carlo Paganessi, Piero Polini e Pietro Rota sono solo alcuni dei tanti che si sono succeduti in quegli anni in sella alle Morini.
Chi meglio di loro poteva collaudare le macchine, suggerire i cambiamenti e progettare sempre nuove migliorie ?

La sinergia che si venne a creare fu determinante per far crescere la moto, anno dopo anno, senza mai sbagliare un solo colpo, così da mantenere per diversi anni il ruolo di primadonna.
Dopo un anno di collaudi, nel 1966, la Morini iniziò a farsi valere anche in questa nuova disciplina e cominciarono anche ad arrivare i risultati internazionali:
alla Valli, Edoardo Dossena fu il migliore degli italiani, conquistò la classe 125 e si classificò quarto assoluto.
Un risultato di indiscusso prestigio che contribuì non poco al successo commerciale del marchio.
Sempre lo stesso anno, Franco Dall’Ara caricò sulla sua 1100 Fiat la Morini di casa e, accompagnato dal fratello Sandro, partì alla volta della ISDT che si corse in Svezia; da semplice “privato” conquistò una sorprendente medaglia d’oro.


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