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1956 Dopo l’intenso collaudo, nel 1956, fu ufficialmente presentata al pubblico la Gilera 175, nelle tre versioni, Sport, Super Sport Extra e Rossa Extra.
Nel solco della tradizione, la nuova moto non si discostava di molto dai modelli che l’avevano preceduta, pur migliorando sotto molti punti di vista.
Tutte le esperienze precedenti confluirono nella versione Regolarità, che oltre ad avere recepito tutte le già note modifiche, poteva contare su vere e proprie raffinatezze, come il gonfleur, la griglia verticale in ferro a protezione del faro anteriore, fissata esternamente allo stesso, sulla calotta,  od il serbatoio, diviso in 2 scomparti separati, in modo tale da scongiurare il rischio della perdita totale della benzina, in caso di caduta e rottura del serbatoio.
La modifica interna, era evidenziata da due tappi sul serbatoio, che contraddistinsero molte delle Gilera ufficiali, prodotte in quegli anni, non solo per la Regolarità, ma anche per le gare di gran fondo.
Ciononostante furono allestiti anche degli esemplari con il tappo singolo, sempre affidati a piloti ufficiali, oltre ad una pregiata produzione in piccola serie, destinata a soddisfare la pressante richiesta dei privati.
Il successo di pubblico del modello Regolarità fu immediato e nell’ordine di partenza della Valli Bergamasche del 1956 ritroviamo ben nove Gilera 175, affidate a piloti del calibro di Domenico Fenocchio, Dario Basso, Pietro Carissoni, Tullio Masserini e Dante Mattioli, ma anche buoni piloti privati come Bruno Serantoni, Giuseppe Balconi, Fulvio Di Balsamo e Mario Micheli.
Di questi, Domenico Fenocchio si classificò primo ex aequo, con altri cinque piloti, seguiti da   Tullio Masserini 7°, Dante Mattioli 8° e Dario Basso 9°.
La Squadra composta da Pietro Carissoni, Domenico Fenocchio e Dario Basso arrivò prima nella classifica per Squadre d’Industria.

Alcuni mesi più tardi si corse la Sei Giorni in Germania, a Garmisch-Partenkirchen e, anche in questa occasione, la Gilera si presentò ufficialmente con un suo Team, composto da Domenico Fenocchio, Gianfranco Saini, Pietro Carissoni, Antonio Sica, Dario Basso e Dante Mattioli, tutti su Gilera 175.
Le moto, preparate ad Arcore con grande cura, erano abbellite da un capiente bauletto porta attrezzi in cuoio sul serbatoio, ed un’originale grembialina a protezione della zona di aspirazione; il loro tallone d’Achille era costituito dalla frizione a secco, esposta senza protezione alle intemperie e con una spiccata tendenza al surriscaldamento.
Secondo il Regolamento, era possibile effettuare una sostituzione solo se il “ricambio” si trovava già nella disponibilità del pilota, compreso nel corredo della moto.
Nell’eventualità di dover effettuare una riparazione volante alla frizione, una serie di dischi di ricambio era esibita, ben in vista, sul portapacchi posteriore, onde evitare qualunque reclamo.
Quel ricambio, per fortuna, non servì, le Gilera 175 si comportarono molto bene ed il risultato finale fu estremamente soddisfacente per la casa di Arcore.
I tre piloti Domenico Fenocchio, Gianfranco Saini e Pietro Carissoni, ottennero tre belle medaglie d’oro, ma grazie a loro, la Gilera arrivò prima nella classifica per Squadre d’Industria.
Le sei Gilera iscritte tagliarono tutte il traguardo, Antonio Sica, Dario Basso e Dante Mattioli ottennero la medaglia d’argento.
L’ottima prestazione di Carissoni e Fenocchio (in squadra con Guido Benzoni, Costanzo Daminelli, Franco Dall'Ara e Flavio Montesi), contribuì sicuramente al sorprendente secondo posto dell’Italia nel Trofeo, alle spalle delle Jawa dei Cecoslovacchi.


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