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14° Trofeo Gino Reguzzi
September 13 & 14, 2007 - Bergamo - Città Alta
by Roberto Biza & Marcello Grigorov
photos by Roberto Biza - Marcello Grigorov - Jean-Marc Oziol
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“Dai che ti porto a fare una passeggiata.”
Come, il papà mi porta a fare una passeggiata? Su in Citta Alta? E così presto la mattina?
Anche la mamma lo guarda stupita, ma in fondo, è contenta di vederci uscire insieme.
Saliamo a passo veloce, quasi troppo per me che non ho le gambe lunghe come quelle di papà.
Neanche una parola e io non oso certo aprir bocca finché non passiamo la Porta.
E lì, davvero, mi sembra di essere in un altro mondo: gente con i caschi su grandi biciclette rumorose che lasciano dietro dense strisce di fumo bianco che ha uno strano odore.
Stringo la mano che mi guida, intimorito da tutto questo andare e venire.
Attraversiamo la strada e vedo la porta del campo da calcio che mi fa sentire meglio, qualcosa di conosciuto finalmente. Ma non posso raggiungerla; una rete metallica  mi sbarra la strada.
Il papà mi gira per guardarmi negli occhi e prendendomi le spalle mi dice: “Stai qui e non muoverti.”
E chissimuove?
Dietro la rete ci sono le moto, quelle che facevano fumo, quasi un po’ tristi con il collo storto e un numero scritto sulla fronte.

In fila aspettano, come noi quando ci prepariamo per gli esercizi in palestra.
Ma ecco che torna il papà: ha dei fogli in mano e porta un gelato. A quest’ora del mattino? Me lo schiaffa in mano senza neanche guardarmi, mi afferra l’altra e facciamo in un attimo il giro del recinto.
Vedo uomini col casco che spingono le loro moto all’uscita del recinto e aspettano pazienti.
Poi arriviamo e vedo altri che accendono le moto; alcuni al primo colpo, altri faticano un po’. Uno addirittura non riesce e si china sulla sella: mi sembra che pianga...
Papà inizia a leggere dei nomi ad alta voce e poi dice delle altre parole che non ho mai sentito.
“Sono le marche delle moto” mi dice.
Io la bocca ce l’ho sempre aperta, non so neanche se mando giù la saliva.
E il gelato? Tutto sciolto sulla mano e sul braccio.
Non me ne sono nemmeno accorto.
Ora, passati quarant’anni, sono ancora qui. Alla Fara.
Stavolta il gelato a mio figlio lo compro dopo.


mg



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