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Purtroppo, a differenza di Marcello, non ho potuto assistere alla premiazionie dove, sono sicuro, avrei pianto dalla commozione insieme al Massimo e chissà quanti altri, ma avevo un gioco di abilità da svolgere nel più breve tempo possibile, dribblando difficoltà di ogni tipo:
due moto, una nel parco chiuso e l’altra alla mostra statica, un’automobile parheggiata al campo militare, una bambina di quattro anni in sosta dagli zii e una paziente mogliettina che ci aspettava (tutti e cinque !), a casa per cena.
Fortuna che l’efficiente Segreteria della Norelli mi aveva dotato di tutti i pass necessari e, in un paio d’ore, ho completato l’operazione e, rapidamente, ho guadagnato la strada di casa dove, stanco, ma felice mi sono buttato finalmente sul letto, soppraffatto dalla fatica e dall’emozione.

Alla fine di ogni gara che si rispetti vengono giustamente stilate le classifiche, che, in quest’occasione, hanno fatto registrare un autentico trionfo.
Ci perdonino i soliti noti, ai quali va tutta la nostra stima e ammirazione, se, per una volta, non ci dilungheremo nella citazione delle loro eclatanti gesta, per dedicare la nostra attenzione a quell’aurea magica che, per due giorni, si è sprigonata dallo spalto della Fara, ed, in particolare, a chi ha permesso che quell’evento si realizzasse.
I volti segnati dalla fatica, sino a divenire una maschere di dolore, questa volta non li ho scorti fra i piloti, giustamente allegri e soddisfatti, ma sui visi degli organizzatori, uomini e donne della Norelli, che solo alla fine hanno ricominciato, più che meritatamente, a sorridere, ma che hanno sopportato una fatica e una tensione inenarrabili.
Sono loro i veri vincitori di questa edizione ed a loro va tributato ogni merito.



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