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1971 – La fine degli anni ’60 decretò l’inesorabile tramonto dei quattro tempi italiani e la contemporanea ascesa dei motori a due tempi, meglio se di produzione tedesca.
La più che positiva esperienza delle KTM di Farioli, che nel 71 si portarono a casa ben tre titoli italiani, non passò certo inosservata, anche in considerazione del progressivo ampliamento del mercato, ormai maturo per trasformare il fuoristrada in un autentico sport di massa.
La tumultuosa crescita del settore spinse sulla scena molti, nuovi, costruttori.
La SWM nacque dall’amicizia e dalla passione di Piero Sironi con Fausto Vergani, il primo, imprenditore e grande cultore di fuoristrada, il secondo, affermato pilota e ottimo meccanico.
La scintilla scaturì una sera d’inverno, durante una cena conviviale, e per tutta la primavera si dedicarono allo sviluppo di un bel progetto, motorizzato Sachs 125 cc.
Il telaio in tubi d’acciaio al cromo molibdeno, uno dei punti di forza di questa nuova moto, compendiava leggerezza, semplicità, pulizia delle linee e robustezza.
A doppia culla, con un unico montante tubolare centrale nella parte superiore, un innovativo forcellone posteriore a sezione rettangolare, ed una razionale triangolatura centrale, dove trovava posto una grossa e modernissima scatola filtro; quest’ultima, le fiancatine laterali, la tabella portanumero ed i parafanghi (quello anteriore ispirato ad analoghi modelli Morini, mentre il posteriore aveva le forme dei modelli Gilera), erano in vetroresina.

Forcelle da 32mm Marzocchi, abbinate ad ammortizzatori di pari marca, comandi Tomaselli, mozzi in alluminio a tamburo centrale Campagnolo, cerchi in ferro Radaelli e pneumatici Metzeler completavano l’opera.
Pur trattandosi del primo esemplare, modificato e migliorato nel tempo, in tanti piccoli particolari, si dimostrò immediatamente valido e differiva dalle moto messe in produzione successivamente, solo per piccoli dettagli, fatta eccezione per la marmitta, montata alta e derivata da quella di un’Hercules.
La soddisfazione per il buon risultato ottenuto, stimolò la prosecuzione dell’impresa e la messa in cantiere della prima serie completa di prototipi, da 50, 100 e 125 cc, denominati Regolarità e caratterizzati dal telaio color amaranto e le sovrastrutture argento, ma con già le marmitte Lanfranconi a sogliola ed il porta gonfleur strategicamente posizionato sotto il serbatoio, nel lato di sinistra.


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