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La Gilera partecipò con questo nuovo modello alla ISDT di san Pellegrino (BG)

La Squadra italiana composta da Arnaldo Farioli (Gilera 125) Francesco Foresti (Gilera 125), Demetrio Bonini (Morini 125) e Giuseppe Signorelli (Morini 125) conquistò il Vaso d’Argento.
Sempre nel 1968 Carlo Moscheni fece sua la classe oltre 125 cc nel Campionato Italiano.
Malgrado la serie di affermazioni prestigiose, si tratta degli ultimi successi prima della definitiva uscita di scena dei motori a 4 tempi.
Quelle appena descritte, infatti, non rappresentano le novità di quegli anni, il vero fatto clamoroso fu la nascita di un nuovo e potente propulsore a due tempi con alimentazione a disco rotante.
Anche sfornando un nuovo modello ogni anno, il divario con le due tempi tedesche diveniva sempre più profondo.
Ormai se ne erano resi conto un po’ tutti e gli studi in questa direzione cominciarono molto presto, quasi all’insaputa di Giuseppe Gilera, affettivamente legato ai 4 tempi e pregiudizialmente contrario ad un cambio di rotta.
Onore al merito quindi al direttore del reparto corse, Luigi Piazza, che non solo progettò un motore potentissimo con pochissimi mezzi, ma anche perché fu capace di proiettarsi immediatamente nella direzione giusta con grande lungimiranza.
Le prime sperimentazioni furono fatte quasi di nascosto, adattando i carter del 4tempi con soluzioni artigianali.
Malgrado il progetto non fosse voluto dall’alto e la sua evoluzione si fosse sviluppata in semiclandestinità, i risultati furono subito soddisfacenti anche perché Luigi Piazza potè godere della complicità dei suoi ottimi assistenti e delle tecnologie d’avanguardia che l’azienda metteva a disposizione.
Ogni remora in proposito fu però immediatamente abbandonata non appena fu realizzato il primo prototipo: le strabilianti perfomances di cui era capace convinsero immediatamente tutti, in particolare proprio Giuseppe Gilera, che divenne il più acceso sostenitore del nuovo corso.

Il progetto nacque in sordina nei primi mesi del 1967 e il battesimo del fuoco avvenne a Clusone (Bg), nell’estate dello stesso anno, in occasione del Trofeo Pedroni Radici, classe 125cc, portata in gara dall’ottimo pilota e collaudatore, Fausto Vergani.
Uno strano ibrido attorno al quale si raccolse immediatamente una spessa folla di curiosi non appena la moto scese dal furgone che l’aveva trasportata da Arcore al campo di gara.
La moto condivideva quasi tutto con la versione a 4 tempi, compresa l’ingombrante e ormai inutile coppa dell’olio, tranne che il nuovissimo gruppo di scoppio in alluminio fuso in terra, dalle forme ovoidali, con tanto di testa a ventaglio, un fantascientifico carburatore incuneato nel carter di sinistra e una rumorosissima marmitta ad espansione, quasi ad annunciare la nascita di una nuova stella.
Per questo incredibile, ma poderoso due tempi a disco rotante gli esordi furono soddisfacenti e nel mondo della regolarità crebbe la speranza di poter finalmente disporre di moto moderne, capaci di contrastare lo strapotere delle moto d’oltralpe.
Il motore a disco rotante era quadrato (54 x 54), ma fra i vari esperimenti messi in cantiere, fu realizzata anche una versione aspirata, dalle misure inusuali (52 x 55), con cilindro Puch e testa Gilera fusa in terra.
Sulla base delle esperienze fatte, nel 1968, furono predisposti gli stampi per realizzare nuovi carter, in alluminio fuso in terra, onde assemblare alcuni prototipi (nelle cilindrate di 100 e 125 cc) di questo nuovo modello; si trattava già di una discreta evoluzione rispetto al primo esemplare, modificato nel motore (finalizzato all’uso duetempistico, ma ancora col cambio a 5 marce), nel telaio (la parte inferiore si adattò più armoniosamente alla conformazione della nuova coppa dell’olio) e nella ciclistica, ulteriormente migliorata con l’adozione della ruota anteriore da 21”.


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