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È a questo punto che la mia storia si incrocia con quella del Cisco, che abitava non molto distante da me, e dopo che confrontai desolato la sua e la mia Itom, compresi immediatamente l’abisso che ci divideva e cominciai a frequentare molto assiduamente la sua officina nella speranza di trasformare la mia ridicola “zucca” in una carrozza.
L’impresa era quanto mai difficile e, nelle more, decisi di acquistare il terzo esemplare, quello dell’Umberto Mazzoleni, che nel frattempo era passato ad un sontuoso Stornello Regolarità, di quelli veri a cinque marce, che allora si potevano ancora trovare.
Con questa moto mi divertii per tutta l’estate del 66 e partecipai alla mia prima gara, una gara clandestina, organizzata fra amici in Val Marina, all’estrema periferia di Bergamo e della quale conservo ancora oggi la tabella di marcia.
Gli amici di cui faccio cenno e che allora si radunavano sotto le insegne della “Scuderia la Topaia” (già il nome era tutto un programma) altri non erano che Massimo Sironi, Enzo Paris, Gigi Brozzoni, Enrico e Guido Adami, Bepi Sermisoni, Ezio Dall’Ara, Bepo Sangalli, Sergio Gentili e altri dei quali ho perso le tracce.

Tutti insieme verso la fine del ’67 costituimmo la Scuderia Norelli, per conservare la memoria dell’amico Fulvio morto proprio a causa di un incidente motociclistico nel corso dello stesso anno, ma anche per uscire dalla clandestinità e dare uno sbocco positivo al nostro esuberante entusiasmo.
Durante l’inverno, con l’insostituibile aiuto del Cisco e del Fausto trasformai ulteriormente la mia seconda Itom in una bellissima special, tanto bella che anche la rivista Motociclismo le dedicò un piccolo articolo, corredato da un paio di foto.
Era la primavera del ’67 e con questa terza Itom partecipai ad un paio di gare vere, ma già a giugno, con la fine delle scuole, abbandonai le limitate potenzialità di un cambio a tre marce e barattai la mia special con un mini Itom ed una Oscar usata.
Il marchio Oscar è sicuramente ignoto a molti di voi, ma consolatevi, lo era anche allora e lo sarà anche in futuro.
Di buono aveva (quello che a me sembrava) un discreto telaio a doppia culla su cui avrei potuto montare un motore più moderno, quattro marce a pedale, tipo Minarelli o Franco Morini.
Alla fine optai per il Turbo special della Franco Morini che acquistai previo uno scambio di lettere e relativo vaglia direttamente dalla casa.

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