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Erano i tempi delle Moto in Piazza, da raggiungere direttamente in sella al rombante mezzo meccanico; lo si parcheggiava bene in vista, proprio a fianco di questo o quel bar.
La domenica mattina, quattro chiacchiere con gli amici su in Piazza Vecchia, e poi di nuovo giù, all’ora dell’aperitivo in Piazza Dante, a due passi dal Sentierone.
Con la moto si andava ovunque; non conoscevamo ostacoli e non contenti di scalare le montagne tutto l’anno, ci andavamo anche quando al posto dell’erba e dei sassi trovavamo la neve.
Tutti i prati che dalla Conca della Presolana raggiungono il monte Pora, con l’unica attenzione di evitare le piste da sci, erano buoni.
E per cercare di capire e ricostruire sono partito dall’inizio, dal piazzale della Fara, dove son tornato una mattina di primavera, proprio là, sugli spalti delle mura per riassaporare quegli umori lontani.
Lì al centro iniziava il parco chiuso e tutt'intorno stazionavano i team, ciascuno con un proprio stand, i mezzi dell’assistenza, i pulmini per i piloti.

Il fervore con cui si dedicavano alla messa a punto delle proprie moto, unito all’inevitabile seguito folcloristico che ogni nazione portava con sè, creava un’atmosfera magica e surreale che mi è parso di cogliere ancora vagamente nell’aria, come se la corona di case che muta testimoniò tante avventure ne conservasse ancora l’animo al suo interno.
Impossibile non risentire nelle orecchie il sibilo dei cinquantini che di buonora, alle sei del mattino, aprivano le danze.
Mi lascio alle spalle la tribuna della partenza e mi incammino verso Porta Garibaldi ed ecco lucido il ricordo di Heinz Brinkmann che sbuca dall’arco antico, in sella alla sua Hercules 50, e si avvia a conquistare il primo posto assoluto della 18° edizione della Valli Bergamasche.

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