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Ci sentivamo effettivamente alle soglie di grandi cambiamenti ed eravamo consapevoli che il successo lo si potesse conquistare solo con grandi sforzi, coerenza, impegno e fatica.
Poi, trent’anni dopo, abbiamo scoperto che non era proprio così e nella vita reale le scorciatoie, purtroppo, sono praticate alla grande e ti assale la delusione, ma si trattò effettivamente di un’epopea leggendaria che attraversò l’Europa e coinvolse almeno un paio di generazioni.
Da sport estremo si trasformò in autentico fenomeno di massa e sicuramente favorì la nostra crescita e la nostra integrazione.
Lo spicchio che mi è passato sotto gli occhi quel pomeriggio è solo una briciola, un modesto microcosmo in cui noi fummo inconsapevoli protagonisti, ma ricordare quei momenti è ancora un esercizio divertente, se non addirittura sorprendente.
Giusto per introdurre l’argomento e dare immediatamente a tutti la misura dell’eccezionalità di quei tempi lontani... erano i tempi in cui il Massimo Sironi aveva i capelli sulla testa !!
Erano i tempi che non esistevano dei 50 da regolarità e se lo volevi te lo dovevi costruire.

Due pionieri di questo settore furono sicuramente il Cisco Gavazzi e il Fausto Oldrati, che trasformarono due normali Itom 50 in due special capaci di scalare l’Albino-Selvino.
Erano i tempi delle foto ricordo.
Del resto attraversare la cortina di ferro era un’impresa da ricordare ed ecco la squadra italiana a Straconice, in Cecoslovacchia, che posa a fianco del direttore sportivo, il dr. Mario Tremaglia.
Paolo Scaffardi non si fece certo scappare un’istantanea a fianco di due grandi campioni, Luigi Gorini e Edoardo Dossena, di quelle da mostrare orgogliosi agli amici.
Alla fine della Valli del ’66, quella vinta dalle due MZ di Werner Salewsky e Peter Uhlig, per intenderci, Sandro Dall’Ara (Morini 150) e Lorenz Müller (Hercules 131) si impegnarono in un accanito testa a testa sul campo di cross di Scano al Brembo e alla fine, soddisfatti hanno posato a fianco di Antonio Piazzalunga e Pietro Gatti.
Ma l’anno dopo, quello in cui vinse Peter Uhlig, la foto ricordo alla Valli è di quelle da appendere sopra il letto:
Alberto Sangalli, Claudio Camaggi e nientepopodimenoche Werner Salewsky!

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