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Officina Meccanica Guazzoni (1966 – 1975)
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Nel 1975, Aldo Guazzoni, alla fine di una carriera lunga e ricca di successi e soddisfazioni getta la spugna e chiude i battenti.
Come già accennato all'inizio le Guazzoni si distinsero per la concezione avveniristica e per le sofisticate soluzioni tecniche che non avevano confronto sul mercato.
All'elevata potenza non fu, però, mai abbinata la necessaria robustezza ed affidabilità:
il progetto era ottimo, ma non fu mai approfondito a sufficienza.
Mancò un adeguato sviluppo, una ricerca specifica ed un collaudo sul campo. La Guazzoni si impegnò un solo anno ufficialmente, con Walter Arosio e Davide D'Adda, ma non andò oltre nella ricerca.

In casa Guazzoni si fece sempre più attenzione per le corse in pista, dove in effetti dominò la scena per molti anni, specie nelle piccole e medie cilindrate, od al cross dove la breve durata delle manche non evidenziava la fragilità di fondo di un progetto mai concretamente affinato e collaudato.
Alla Guazzoni va quindi riconosciuto il merito di aver sperimentato nuove strade, ma anche il demerito di non averlo fatto con la necessaria determinazione.
Il che la relegò sempre ad un ruolo secondario, da comparsa e non da protagonista come avrebbe potuto, viceversa, essere.
Come si evince chiaramente dal logo che a suo tempo ornava il marchio, la denominazione del modello è derivata direttamente da un mazzo di carte, ed in particolare dall'appellativo "Matta" con cui si è usi chiamare il Jolly. La versione stradale del modello si chiamava appunto "Matta", con due T, mentre, per motivi che non siamo riusciti a spiegare, la versione fuoristrada fu caratterizzata da una T sola.

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