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Officina Meccanica Guazzoni (1966 – 1975)
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Vecchissima casa milanese presente ed attiva sul mercato sin dal 1930, con le sue Officine in via Altaguardia n.6, deve il suo nome al fondatore, Aldo Guazzoni, che iniziò la sua carriera assemblando telai di sua costruzione con motori Calthorp, e subì tutte le traversie comuni alle case costruttrici a cavallo della seconda guerra mondiale.
Forte di una ricca e pregevole produzione stradale si avvicina alla motoregolarità a metà degli anni sessanta senza un particolare entusiasmo, ma con modelli di concezione avveniristica e dotati, almeno sulla carta, di grandi chance.
Nel 1965 solleva l'interesse generale con un motore assolutamente innovativo, un 50 cc alimentato a disco rotante dalle prestazioni strabilianti.
Il suo debutto in pista fu immediatamente vincente e la cosa generò grandi aspettative anche nel settore fuoristrada dove la Guazzoni era già presente con due modelli da 125 cc (7,5 cv a 6.000 g/m, prezzo ITL 147.000 f.f.) e da 150 cc (9 cv a 5.500 g/m, prezzo ITL 151.000 f.f.) equipaggiati con un motore a due tempi, ma ancora con l’alimentazione convenzionale.
Nel 1966 fa il suo debutto la prima versione da fuoristrada del suo più celebrato cinquantino, il famoso "Matacross", che divenne presto il sogno di tanti adolescenti, al prezzo non indifferente di ITL 159.000.

Un due tempi da cinquanta centimetri cubici (alesaggio 41 mm, corsa 37,5) con ammissione a disco rotante, calettato sull’estremità sinistra dell’albero motore; cilindro in ghisa e testa in alluminio, pistone leggermente bombato con due fasce elastiche, albero motore montato su tre cuscinetti e tubo di scarico con uscita sulla parte posteriore del cilindro;
il rapporto di compressione era di 17:1 e, con il carburatore da 20, erogava ben otto cavalli 10.500 giri;
più o meno lo stesso modello che, nell'impiego stradale, si impose nettamente sulla concorrenza.
Del Matacross vennero approntate, in un primo tempo, nel corso del 1966 e del 1967, due differenti serie.
Un modello, diciamo così "normale", caratterizzato da una testa non ancora radiale e dal cambio a quattro marce, ed un modello definito "special", dotato di testa radiale e cambio a quattro o sei rapporti.
La versione così detta “normale”, successivamente equipaggiata anch’essa con la testa a ventaglio, era semplicemente un motorino con le ruote artigliate da 17 pollici e i parafanghi alti, ma nulla di più.
La versione Special conteneva delle interessanti novità come ad esempio le forcelle Ceriani da 30 mm su di una ruota da 19 pollici, gli ammortizzatori posteriori sempre Ceriani, ma non regolabili, e la possibilità di avere il cambio sia a quattro che a sei rapporti; ciononostante era anch’essa lontana dall’essere una moto da fuoristrada vera e propria.

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