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Officina Meccanica Guazzoni (1966 – 1975)
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I primi esemplari della versione Special si dimostrarono però eccessivamente fragili ed il progetto fu momentaneamente accantonato. I fattori negativi che affossarono la versione Special li ritroveremo quasi tutti anche nella versione Special-Casa.
La posizione del carburatore, in particolare, creava enormi problemi.
Contrariamente a quel che suggeriva il comune buon senso, il carburatore (Dellorto MB20A) con il grosso filtro (pure Dellorto F20) sporgeva lateralmente in modo eccessivo e la probabilità di danneggiarlo anche in modo irreparabile erano veramente alte.
Ammesso e non concesso di non perdere il carburatore sul primo masso sporgente della prima mulattiera che si imboccava, la sua funzionalità era comunque ridotta a pochi chilometri.
Poi si cominciava inevitabilmente ad “aspirare sporco” andando ad intaccare la funzionalità del motore nel suo complesso.
Il fatto in sé rendeva le riparazioni costosissime e riduceva le possibilità di vittoria di un buon 50%.
In queste condizioni la moto non era utilizzabile per un impiego agonistico.
A fronte di questa pesante pregiudiziale è da rilevare che i motori non erano in grado di offrire performance particolarmente significative: le potenze erano solo leggermente superiori rispetto agli altri motori, e difficilmente sfruttabili a causa degli alti regimi a cui venivano erogate.

Tutti questi fattori negativi relegarono sempre la Guazzoni ad un ruolo modesto e di basso profilo.
Probabilmente la Guazzoni si avvicinò alla motoregolarità più per moda che per intima convinzione e non si dedicò mai con il necessario impegno a sviluppare un progetto veramente capace di competere.
Anche il fatto che il fondatore e titolare della ditta fosse ancora alla guida dell’azienda, benché ormai alla fine della sua carriera, pesò sicuramente sulla mancanza di progetti per il futuro.
In queste condizioni la Guazzoni non realizzò delle “macchine per il fuoristrada”, ma più semplicemente mise in commercio delle moto in grado di attraversare un campo e che, parcheggiate fuori dai licei, facevano bella mostra di sé attirando l’invidia generale, ma che erano assolutamente inadatte ad affrontare una competizione dura e selettiva come lo erano quelle di quei tempi.
Significativo il fatto che a fronte di un motore “futuristico” i vari sistemi di scarico adottati non furono mai altrettanto moderni: per vedere una vera marmitta ad espansione si dovette aspettare anni.

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