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Gori (1968 – 1981)
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Giancarlo Gori eredita dal padre Vasco, la passione per i motori e per le motociclette.
Nel 1957 iniziò il suo apprendistato presso l’officina paterna, sul Lungarno di Firenze, abbinando alla pratica studi tecnici per approfondire la conoscenza della meccanica.
La prima esperienza di “costruttore” si concretizzò nella costruzione di un kart equipaggiato con motore Rumi 125, ottenendo lusinghieri risultati sia come pilota che come costruttore.
Negli anni ’60 l’officina Gori si afferma sul mercato, cavalca la moda emergente e si specializza nelle preparazioni e nelle elaborazioni di motori.
Il marchio Gori divenne presto famoso negli ambienti motoristici per le ottime performances delle sue Lambrette, che ingaggiavano furiose e appassionate sfide all’americana con eguali scooter, preparati dall’altro astro nascente del fuoristrada toscano, gli Ancillotti, anch’essi agli esordi nel mondo dei motori.
Verso la fine degli anni ’60 la Lambretta entrò in crisi, principalmente a causa della sua scarsa appetibilità economica. Veniva infatti proposta ad un prezzo di poco inferiore alla metà di una Fiat 500; la chiusura da parte dell’Innocenti dello storico stabilimento di Lambrate e la relativa cessione delle linee di produzione alla indiana Scooterindia, avvenne nel 1971, ma in casa Gori cominciarono per tempo ad ampliare i propri orizzonti.
Erano anni di forte crescita economica, non mancavano certo le occasioni e l’attenzione si rivolse ad una nuova disciplina sportiva emergente e molto apprezzata dai giovani, il motocross.

1968 - Seguendo l’esempio dei rivali storici, gli Ancillotti, che avevano iniziato da poco a trasformare i ciclomotori Beta 50 in modelli da cross, anche in casa Gori si prepararono a fare altrettanto, preferendo però la scelta di costruire una moto ex novo, anziché elaborarne una già esistente.
Per compiere questo sostanziale salto di qualità e costruire la sua prima moto, un piccolo 50 da cross, Giancarlo Gori partì da un telaio Verlicchi (cui la Gori si approvvigionò per tutto l’arco della sua esistenza) in tubi d’acciaio di buona qualità rinforzato nei punti critici e adattato alle esigenze del cross, su cui venne montato un motore Minarelli a 4 marce, opportunamente potenziato in base all’esperienza acquisita negli anni precedenti, e assistito da una marmitta a “spillo” Lanfranconi, anch’essa modificata.
Le sovrastrutture, una originalissima e modernissima monoscocca in fibra di vetro, vagamente ispirata alle potenti moto da cross spagnole di quei tempi, venne realizzata dai fratelli Ballanti di Bologna.
Forcelle e ammortizzatori Ceriani e, per completare l’opera, oltre alla nota Verlicchi vennero scelti fornitori di prim’ordine come Grimeca, Acerbis, Tommaselli e Giannelli.

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