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Rumi (1951 – 1958)
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Malgrado tutti gli sforzi fatti, cinque anni più tardi arrivò la chiusura, drastica e inesorabile di una delle più interessanti fabbriche metalmeccaniche italiane del dopoguerra.
Pur di fronte alle sopravvenute difficoltà economiche, la Rumi mantenne alto il suo impegno agonistico e continuò, per alcuni anni ancora, a rivaleggiare con le più belle moto del mondo.
Lino Cornago, Angelo Spinelli e Carlo Moscheni furono i suoi piloti migliori.
Il 14° posto all’undicesima edizione della Valli Bergamasche del 1958 di Carlo Moscheni chiuse emblaticamente un ciclo.
Sono gli anni in cui la Gilera schiera il suo 175 e quei 50 centimetri cubici in più su cui poteva contare la concorrenza fanno la differenza.
Proprio a causa delle note difficoltà economiche, la Rumi non era in grado di rispondere alle rivali divenute sempre più aggressive, si chiuse in se stessa e, anziché reagire alla crisi, ne rimase soppraffatta.
Dopo la Valli del 1958 la Rumi sospese ogni assistenza ai suoi piloti, liberandoli da ogni vincolo contrattuale.

1959 - Per tutto il successivo 1959, nella fabbrica sempre più in difficoltà, vennero montati gli ultimi esemplari utilizzando la componentistica che ancora giaceva nei magazzini.
Esaurite anche queste ultime scorte, si avviò verso la sua immatura e triste chiusura, definitivamente decretata solo nel 1960, replicando un copione comune a tante aziende italiane, che sparirono proprio quando tutto avrebbe fatto supporre il contrario.
Parlando della Rumi e dell’aurea di leggenda che la circonda, non si può ricordare che il suo patron, Donnino Rumi, costruì moto per circa 10 anni, ma fu un validissimo artista per tutto il resto della sua vita.
Il particolare è di grande importanza e permette di comprendere il perché di determinate scelte così radicalmente futuribili e così diverse dalla realtà circostante.
Il suo indiscusso genio creativo contribuì sicuramente a far decollare la giovane e innovativa azienda; la sua passione artistica giovò sicuramente a definire le linee fortemente caratterizzate dalle sue moto, ma fu purtroppo accompagnata da una dose eccessiva di sfortuna.


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