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Il 1968 resterà per sempre nella memoria dei cecoslovacchi e del mondo, anche perché nella notte tra il 20 e il 21 agosto, la Cecoslovacchia fu invasa dalle truppe del Patto di Varsavia.
La normalizzazione e la definitiva cancellazione della “primavera di Praga” con la sostituzione dell’uomo nuovo, Aleksander Dubcek, da parte del fedelissimo Gustav Husák, riportarono la Cecoslovacchia indietro di vent’anni, ma non intaccarono le abitudini delle squadre militari, giornalmente impegnate in severi allenamenti e collaudi.

Se mai, acuirono, il loro stato di segregazione rispetto alla società civile, oltre all’assoluto riserbo di tutti i partecipanti alle prove internazionali al di fuori dei confini nazionali, seguiti a vista dalla severa polizia di stato.
Non è improbabile che, nel tentativo di enfatizzare il senso di appartenenza allo stato comunista, sia la Jawa che i gruppi sportivi militari, abbiano ottenuto maggiori finanziamenti e la strepitosa carriera di Kvetoslav Masita, che dal 68 al 77 fu il Campione Europeo della classe 350, coincise con la parabola socio economica della nazione di cui faceva parte.

Le nazioni del blocco comunista, che non credevano al mercato e non erano quindi in grado di generare ricchezza, durante gli anni ’70 bruciarono tutte le loro risorse economiche, dopodichè, dovettero cedere le migliori posizioni in classifica ai marchi emergenti dell’ovest, come le KTM di Andrioletti e di Croci, che viceversa potevano contare su di un contesto economico in crescita e su di un flusso di investimenti ricco e costante.
Il declino dei regimi comunisti fu irreversibile e durò ancora una decina d’anni, sino alla fine degli anni ’80, consacrato dall’ormai famoso crollo del muro di Berlino.


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