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Parilla (1946 – 1966)
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Dopo alcuni anni, precisamente nel gennaio del 1963, si fece un gran parlare di uno strepitoso motore, progettato dal giovanissimo Guglielmo Villani.
Si trattava di uno studio finalizzato alle corse in pista, ma i carter del basamento in magnesio, il futuristico disco rotante e gli altrimenti inarrivabili cinque rapporti, per meglio sfruttare gli 8,5 cavalli a 13.500 gm, fecero sognare molti adolescenti e non solo.
La voglia di ritornare al settore motociclistico era grande e questo primo assaggio non fu certo sufficiente a spegnerla.
L’irrefrenabile commendator Giovanni Parrilla lo fece alla grande con un meraviglioso progetto al cui sviluppo si dedicò per tutto il 1965.
A gennaio del 1966, con il nuovo marchio MP (evidente acronimo di Moto Parilla), venne presentato alla stampa un nuovo e rivoluzionario modello (questa volta un solo esemplare), che se fosse stato prodotto ed adeguatamente sviluppato avrebbe potuto sconvolgere l’assetto dell’industria motoristica italiana ed europea.

Pensate, nel lontano 1966, la Parilla (per meglio dire, la discendenza più nobile della Parilla che nel 1960 passò di mano) presenta al pubblico una moto da competizione, espressamente studiata per il fuoristrada, dotata di un telaio a doppia culla molto pulito, rifinito nel migliore dei modi con le classiche forcelle Ceriani ed ogni altro accessorio di prim’ordine, equipaggiato con un rivoluzionario motore a due tempi a disco rotante, esaltato da un cambio a cinque rapporti e da una sontuosa testa a ventaglio.
125 centimetri cubici (54 x 54), capaci di erogare già 7 cavalli a 4000 giri e ben 17 cavalli a 8.800 giri, esattamente il doppio della modesta concorrenza a quattro tempi !!
L’innesto del carburatore laterale da 22 era ben protetto e non mancava un’originale marmitta ad espansione;
i mozzi in alluminio erano a perno sfilabile, quello posteriore con corona indipendente, il filtro dell’aria era ben aerato e funzionale.
Per migliorare il raffreddamento vennero anche montati, lateralmente, due convogliatori d’aria che anticipavano, nelle loro linee essenziali, i deflettori che guarniscono i radiatori delle moderne motociclette raffreddate ad acqua.

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