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1975
– Nella prima metà degli anni '70, l’enduro visse un periodo di crescita prorompente e si diffuse a tal punto da divenire un vero e proprio fenomeno di massa.
Il crescente interesse del pubblico favorì una notevole produzione di motocicli adatti alla guida in fuoristrada, tant’è che si potrebbero citare centinaia di differenti marchi, ognuno dei quali con una ricca proposta di modelli.
Nella maggior parte dei casi però, non si poteva parlare di vere e proprie “moto da competizione”, ma di semplici mezzi idonei alla guida ibrida e scanzonata di quei tempi.
Le motivazioni dei costruttori, nella quasi totalità dei casi, costituirono la discriminante fra i modelli da competizione e quelli semplicemente di moda.
Chi puntava al successo commerciale non doveva far altro che approvvigionarsi sul mercato di telai, motori e componentistica varia, limitandosi poi a montare i vari pezzi, scopiazzando qua e là.
Se, viceversa, alla perizia tecnica e alla capacità meccanica veniva abbinata la giusta dose di sincera passione, il risultato sfociava in una moto interessante, capace di mantenere le sue promesse.
Senza questo essenziale componente, era impensabile uscire dal mucchio del prodotto commerciale.
Fu proprio in quegli anni che il futuro fondatore della AMR, Giambattista Tarditi, per gli amici Titta, si avvicinò alle moto da fuoristrada, inizialmente come pilota in sella ad un Hercules 50, per passare poi ad un Ancillotti.

1976 – La diffusa consuetudine di provvedere alla manutenzione della propria moto e di migliorare le sue prestazioni con tante, piccole, modifiche, si trasformò presto in una meticolosa ricerca, che, condita da un’innata ansia perfezionista, lo spinse a creare le sue prime trasformazioni, sino a debuttare nel mondo dei costruttori, con un grintoso 75cc, con basamento Sachs e gruppo termico Polini, montato su di un telaio disegnato ex novo.
Questo telaio venne realizzato presso le officine dei fratelli Pedroni di Castelvetro, in provincia di Modena, con tubi in acciaio al cromomolibdeno “Columbus”, il marchio di qualità con cui la A.L. Colombo S.p.A., una nota acciaieria alle porte di Milano, marcava i suoi tubi ad elevato grado di resistenza e tenacia, sin dal 1924, quando fornì i tubi con cui fu realizzato il telaio dell’allora Guzzi campione d’Europa.
Il progetto iniziale si fonda su di un telaio a doppia culla, abbastanza classico, ma sicuramente dotato di tutti quegli accorgimenti necessari a renderlo idoneo alle competizioni.
Il primo esemplare lo costruì per sé, all’età di 21 anni, ma la bontà del prodotto incontrò immediatamente i favori del pubblico e, dopo le prime uscite, cominciarono ad arrivare anche le prime richieste.
Sull’onda dell’entusiasmo, nacque quindi la AMR, acronimo di Assemblaggio Moto Regolarità, con sede in un ampio capannone in quel di Casarza Ligure.


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